A digitare Orgoglio e pregiudizio on line, escono quasi due milioni di voci. E Wikipedia offre una mappa per comprendere le relazioni tra i personaggi. Che l’opera di Jane Austen sia una delle pietre miliari della letteratura mondiale è noto, che sia fonte di versioni cinematografiche e teatrali altrettanto. Ma il viaggio di Arturo Cirillo, assieme alla sua compagnia si preannuncia sorprendente, lontano da ogni visione consolidata della storia delle sorelle Bennet.
Regista e attore tra i più interessanti della scena nazionale, Cirillo ha dalla sua una pratica di ironica demistificazione dei classici, a partire dall’amato Molière. Nell’adattamento di Antonio Piccolo, il lavoro asseconda anche una particolare passione per l’Ottocento: «Sono affascinato dal rapporto fra i grandi romanzi dell’epoca e la scena. Provai un raro piacere – racconta il regista – anni fa, ad affrontare uno strano testo di Annibale Ruccello (strano perché al confine tra il musical e la commedia) ispirato a Washington Square di Henry James».
Ma per Cirillo portare a teatro la Austen vale la pena anche perché «quel mondo dove ci si conosce danzando, ci si innamora conversando, ci si confida con la sorella perché i genitori sono prigionieri del proprio narcisismo, non mi sembra così lontano da noi. Soprattutto pensando a queste eroine spinte a sposarsi anche per avere finalmente un sostegno economico, sottraendosi allo stesso tempo all’indecorosa condizione di zitelle. Anche se poi la povera e zitella Jane Austen (che mai lasciò la propria famiglia) si divertì a sottrarsi a tutto con i suoi romanzi, che sono una spietata critica e un’amorosa dichiarazione d’appartenenza alla propria epoca. Jane Austen reinventa la realtà attraverso la sua rappresentazione, ma mai smettendo di essere vera. Come avviene in teatro»
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