Genova, dalla A alla Z...

"Genova"... quanti pensieri possono passare per la testa al solo menzionare o udire questo nome. Come spiegarla però ad un "foresto"?
Genova non è una città facile da spiegare...ma perché, diciamocelo, lei stessa non si è mai spiegata al mondo.

Per sua natura ci siamo tenuti sempre tutto in casa, poche storie, "o cù e i dinê no se mostran a nisciun". Ma perché tanta diffidenza e tanto essere "sgreusi"? Forse non lo sappiamo neanche noi.
Per dirla con parole famose, Genova la si ama solo quando la si lascia. E forse è vero.
Pensiamoci, quanto ci lamentiamo noi Genovesi della nostra città? Un mugugno continuo: traffico, più anziani che giovani, vita abbastanza "sciatta", e aggiungiamoci un bel cinghiale sullo zerbino se siamo fortunati. Siamo noi i primi ad essere poco generosi con la nostra città.
Ma pensiamo poi anche a quante volte, senza neanche pensarci, e certo, forse per un atteggiamento quasi automatico, la decantiamo, e la raccontiamo con orgoglio. Tantissime. Con quel poco di sfrontatezza e tipico "presumin" zeneixe che utilizziamo per condire la risposta a qualcuno che ci chiede da dove veniamo.
Menziona dunque Genova ed ecco una interminabile serie di luoghi comuni, del tutto comprensibili, su cose che forse, anche noi "indigeni locali", fatichiamo a capire: Acquario, Casa di Colombofocaccia (ricordatevi che è finta!), il pèsto (badate bene alla "è" rigorosamente aperta alla milanese), la focaccia mangiata al contrario e chi ne ha più ne metta.
E poi però c'è un mondo oltre a questo. Un mondo che anche noi Genovesi fatichiamo, a volte, a vedere. Una città da scoprire, perché Genova è cosi, e perché lei stessa, per sua natura, non ha mai voluto mostrarsi al mondo, o diciamocelo, al foresto. Ci mostravamo però in altri modi, prestando soldi a mezzo mondo, partecipando alle Crociate come se fossero scampagnate ai Piani di Praglia, e meritandoci dai francesi il grazioso appellativo di "ingovernabili bestie". E d'altro canto, da Genova, di gente ne è passata...
Fenici, Romani, Saraceni, Francesi, Tedeschi, Austriaci...e chi più ne ha più ne metta. Dopotutto, ci sarà una ragione se in molti ci invidiano il nostro bel clima ed il nostro bel sole...o forse venivano solo per farci un dispiacere come i turisti...
Noi veniamo da lì, da una storia cominciata ancora prima di molte altre, quando nel 700 a.c., alla nascita di Roma, i primi "genuati", figli del popolo dei Liguri, si arroccavano sulla fortezza di "Castello", oggi Sarzano, e guai a chi tentava di cacciarli da li! E da quel tempo la fortuna di un popolo che, nato attorno ad una naturale insenatura situata al centro di una regione aspra, impervia e difficile, proprio come i suoi abitanti, non ha fatto che fermarsi.
Consoli, Capitani del popolo, Podestà, fino ai Dogi perpetui. Perpetui certo, per modo di dire, in molti casi destituiti il giorno stesso o dopo poche ore. Povero Simone Boccanegra, lui fu il primo nel 1339, avvelenato in una villa di Sturla dopo essere caduto in disgrazia. Ma almeno la sua figura troneggia, tra le altre, sulla facciata di Palazzo San Giorgio...
Milanesi, Francesi, nel '400 e nel '500 tutti ci volevano e tutti ci sottomettevano. I francesi ci "imbrigliarono" persino, con una fortezza denominata appunto "La Briglia", costruita ai piedi della Lanterna. Indovinate: l'abbiamo elegantemente rasa al suolo a furor di popolo dopo la loro scacciata dalla città. E che dire dei nostri vicini lombardi, anche per loro furono più volte colpi duri, non ci andarono mai giù, e diciamocelo, ancora oggi abbiamo qualche problemino a tollerare i nostri amici meneghini...
E poi arrivò Andrea, Doria ovviamente, il "padre della patria", della Repubblica Aristocratica che vide l'oro e i fasti del "Siglo de los Genoveses". Prestavamo soldi a tutti, galee, navi e quant'altro...ma tant'è, la Repubblica era sempre in bancarotta. Menomale che nel 1409 avevamo già fondato il Banco di S.Giorgio: perchè, ovviamente, la prima banca commerciale moderna non può essere nata che qui da noi...
Furono poi gli austriaci a prenderne parecchie, anno 1746, "Che l'inse?" e credo di aver detto tutto.
I francesi, che forse non ci avevano tanto digerito, alla fine ebbero la meglio, e nel 1797 fu la fine della Repubblica di Genova per "rigurgito" della Révolution. Passata la Repubblica Ligure non tanto "democratica" e l'annessione all'Impero poi, finiamo anche nel 1805 per costruire un bell'Arco di Trionfo, nei pressi della Lanterna, questa volta per la venuta di Napoleone in città. Arco di Trionfo in cartapesta (ué, il marmo costa!), come le sculture, anche loro di cartapesta, utilizzate per ornare la "economica" sala del Maggior Consiglio a Palazzo Ducale...badate bene che neanche le colonne di marmo, lì dentro, sono piene, ma pezzi pre-assemblati!
Ma a noi i francesi continuavano a fare "angoscia"...metti a ferro e fuoco la città e, ad aprile 1814, ecco che siamo di nuovo liberi, e presi da tanta euforia restauriamo la Repubblica. Peccato che dura poco, e a Natale, i nostri vicini poco cordiali, i Piemontesi, ci annettono senza colpo ferire: la fine di 8 secoli di gloriosa indipendenza.
E comunque, tanto per cambiare, neanche ai Savoia piacevamo molto. Gli eravamo talmente antipatici tanto che, oltre a definirci "rozzi", nessuno di loro venne mai a risiedere a Genova. Ma comunque, palazzo Durazzo in via Balbi lo rinominarono senza tante storie "Palazzo Reale": perché così fa "sciato", come diciamo noi...
E cosa ne è rimasto di tutto questo? Noi. E la nostra città: diffidente, chiusa, imperscrutabile ed insidiosa come i suoi abitanti. Ma sempre e comunque orgogliosa, gelosa delle sue tradizioni e fiera di un passato e di una storia che potrebbe far invidia a parecchi. Proprio come il primo Genovese preso sul marciapiede.
Chiedetegli perché il palazzo si chiama "Ducale", o perché alcuni edifici dei vicoli hanno le facciate a bande bicrome bianche e nere, ed i suoi occhi si illumineranno di gioia. Molto meno se chiedete cos'è quel "faro", là in mezzo al porto...si chiama Lanterna beline!
Chiusi, scontrosi, poco disponibili, certo, forse si...ma alla fine, al turista vogliamo bene! E come negarlo...anche Primocanale non fa altro che ripetere che siamo già sold-out per Pasqua...
Una storia lunga, ricca di alti e bassi, con un popolo che, nel bene o nel male, si è sempre contraddistinto...a volte non nel migliore dei modi, se il criterio di valutazione alla fine era il numero di Saraceni abbattuti a Gerusalemme...
Oggi ci siamo noi, custodi di una storia che, per molti versi, non si è mai fermata, ma che certo ha subito diversi ridimensionamenti. Custodi di qualcosa che è difficile da raccontare a parole, che poco si presta ad essere narrato dalle guide e dai libri di viaggi. Qualcosa che, in fondo in fondo, neanche noi sappiamo bene descrivere a parole...ma in fondo ci fa sempre pensare, con un pizzico di sana esaltazione e magari una slerfa de fugassa in spiaggia a Boccadasse che, alla fine, Zêna a l'è a çitæ ciù bèlla a-o móndo.
Bella, orgogliosa, superba, chiusa, enigmatica, quasi arcigna. Proprio come la sua gente, e come il suo mare, da sempre e per secoli compagno di viaggio inseparabile di mille avventure al di là della "nostra" Liguria...o se preferite "#lamiaLiguria", come lo spot della Canalis...
Molte cose sono passate, molte altre oramai perdute...ma alla fine rimarrà sempre qualcosa di noi, quello che da tempo immemore ci contraddistingue: un "belin" qua e là, un sano mugugno a ruota libera, e il nostro bel carattere...

Riccardo Tadei

Free Joomla! templates by Engine Templates

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy. Chiudendo questo banner acconsenti all’uso dei cookie.