La collina del Castello, a 40 m slm, è stata la sede del più antico insediamento pre-romano di Genova, fondato nel VI secolo a.C. da un gruppo di Liguri......

Dove nasce Genova

La collina del Castello, a 40 m slm, è stata la sede del più antico insediamento pre-romano di Genova, fondato nel VI secolo a.C. da un gruppo di Liguri. Questo primo modesto insediamento fu fortificato nel secolo successivo con la creazione di un "oppidum" in posizione strategica per controllare il sottostante bacino portuale. Il colle si trovava infatti in posizione dominante sull'insenatura naturale del Mandraccio, luogo di scambi commerciali con gli Etruschi e i coloni greci di Marsiglia. Attorno all'oppidum dei Liguri sorse la prima cinta muraria genovese, che si estendeva attorno all'area sommitale della collina, dove oggi sorgono la chiesa di Santa Maria di Castello e la facoltà di architettura.

Le distruzioni causate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale ed il conseguente abbandono dell'area hanno favorito l'attuazione di importanti campagne di scavi archeologici che hanno restituito alla città preziosi frammenti del suo passato. Gli scavi condotti a più riprese tra il 1965 e il 1992 sul sito del distrutto monastero di S. Silvestro, al culmine del colle, hanno portato alla luce i resti di alcune strutture murarie riferibili al primo insediamento preromano; il grande numero di iscrizioni e vasellame etruschi rinvenuti dimostrano gli stretti rapporti tra Liguri ed Etruschi testimoniando il contributo dato da questo popolo alla fondazione della città. A partire dal IV secolo a.C. si intensificarono i rapporti con i coloni greci di Marsiglia.

L'oppidum fu distrutto durante la seconda guerra punica (205 a.C.) dal cartaginese Magone. Il piano di ricostruzione voluto dai Romani abbandonò la posizione arroccata dell'oppidum, privilegiando la zona sottostante, quella oggi compresa tra via San Bernardo e via San Lorenzo, morfologicamente più favorevole allo sviluppo urbano e più vicina al porto, mentre il colle divenne una zona marginale, occupata da povere abitazioni e orti.

Il Medioevo

In epoca bizantina e longobarda, tra il VI e il VII secolo, gran parte dell'area già occupata dalla città romana venne abbandonata: i rilievi archeologici nella zona della cattedrale di San Lorenzo e del Palazzo Ducale evidenziano in questo periodo un uso agricolo di terreni in precedenza già edificati, mentre la sommità del colle veniva nuovamente fortificata, anche se il tracciato di queste mura non è stato finora individuato con certezza; la cerchia muraria "carolingia" (IX secolo) racchiuse il colle e la zona di Serravalle, intorno alla chiesa di San Lorenzo, da poco edificata. Sempre nel IX secolo, con il trasferimento della cattedralità dalla chiesa di San Siro a quella di San Lorenzo, l'area circostante divenne il centro del potere politico e religioso, rappresentato dal palazzo episcopale adiacente alla cattedrale, e in seguito dagli insediamenti delle potenti famiglie Fieschi e Doria e dal Palazzo Ducale.

Dopo le distruzioni causate dall'incursione saracena del 936 il vescovo (che accentrava anche il potere civile), oltre al palazzo arcivescovile nei pressi della cattedrale, ebbe a disposizione anche una residenza fortificata alla sommità del colle (costruita nel X secolo e più volte rimaneggiata fino al XIV secolo), accanto alla quale sorse il più antico tempio mariano cittadino, la chiesa di Santa Maria di Castello. Gli scavi archeologici hanno portato alla luce i resti delle fondazioni del castello vescovile e quelle della primitiva chiesa di San Silvestro (XII secolo).

All'interno dell’area murata si distinguevano le aree abitative, la cosiddetta "civitas", e la sommità fortificata del colle, il "castrum". Con la rinascita della città l'area compresa entro le mura era divenuta insufficiente per contenere tutta la popolazione, per cui al di fuori della cerchia muraria, nella zona di Soziglia, detta "burgus", si svilupparono piccoli nuclei abitati, in un contesto ancora parzialmente agricolo, come ricordano tuttora i toponimi "Luccoli" (da "lucus", bosco), "Campetto" e "Canneto".

Dal XII secolo una nuova classe nobiliare mercantile prese il sopravvento sulla nobiltà feudale, formando otto "compagne" territoriali, unità associative legate fra loro da interessi economici e politici; la "civitas" fu suddivisa tra le "compagne" di Castello, Maccagnana e Piazzalunga, primo embrione del sestiere del Molo.

Dall'unione di queste aggregazioni nella "Compagna Communis" nacque, sotto la tutela del vescovo, il comune di Genova, che intorno alla metà del secolo, contro l'insidia del Barbarossa, decise la costruzione di una nuova cinta muraria (1155-1160) che inglobò anche tutto il "burgus", portando il limite di ponente dell'area urbana alla porta di Santa Fede o Sottana, oggi conosciuta come "Porta dei Vacca". Le vecchie mura carolingie rimasero il limite amministrativo tra città (Molo) e borgo (Maddalena).

Le consorterie legate alle famiglie nobili ebbero un ruolo decisivo nella formazione del tessuto urbano medioevale. La rivalità tra questi gruppi di potere portava a frequenti spargimenti di sangue, nonostante i tentativi delle autorità comunali di limitare questi scontri cruenti. La Genova medievale venne così a strutturarsi come un insieme di tante cittadelle private, chiamate curiæ, la cui struttura edilizia tipica era costituita dal palazzo, affacciato su una piccola piazza circondata da portici in cui si svolgevano le attività mercantili e protetta da una o più torri alla cui base erano logge aperte di rappresentanza. Attorno alla piazza sorgevano le abitazioni dei membri della consorteria. I nuclei familiari più importanti disponevano anche di una chiesa gentilizia, come i Doria in San Matteo e i Della Volta in San Torpete. Le famiglie avevano il diritto di nominare i parroci di queste chiese e di celebrarvi battesimi, matrimoni e funerali. Gli insediamenti delle famiglie che detenevano il potere economico e politico si svilupparono lungo le vie principali, finendo per relegare i ceti popolari nelle strade marginali, in edifici che venivano continuamente sopraelevati al crescere della popolazione.

Alle aggregazioni legate alle famiglie nobiliari, a partire dal Duecento si sovrapposero quelle legate alle arti e ai mestieri che dettero un significativo impulso allo sviluppo urbano del XIII e XIV secolo. Il ricordo di queste aggregazioni è tuttora presente nella toponomastica del centro storico, dove accanto alle vie e alle piazze con i nomi delle famiglie nobiliari (Cattaneo, Embriaci, Giustiniani, Sauli) si aprono i vicoli in cui artigiani e commercianti avevano le loro botteghe (via degli Orefici, salita Pollaiuoli, vico dei Cartai, vico degli Indoratori).

La costruzione del Molo Vecchio

Come nota il Donaver i Consoli del comune imposero nel 1134 una tassa sulle navi che approdavano nel porto di Genova, destinata a sostenere le spese di quello che oggi è chiamato Molo Vecchio. Nel 1247 tale frate Oliviero pose mano alla costruzione del molo con grossi macigni tolti alla località detta la Cava. Il molo fu iniziato con riempimento di materiali diversi, formando una lingua di terra verso ponente. L'opera di edificazione della struttura fu proseguita poi da Marino Boccanegra. A varie riprese, tra il 1283 e il 1821, fu prolungato e rafforzato.

Dal XVI al XVIII secolo

A partire dal XVI secolo con lo spostamento delle residenze nobiliari verso le "strade nuove" aperte a monte del centro storico, la collina di Castello, con l'eccezione delle isole residenziali di poche famiglie (Giustiniani, Cattaneo), assume una connotazione di carattere popolare con un'economia legata soprattutto ad attività artigianali e commerciali.

Persa la sua importanza strategica, anche il castello vescovile al culmine della collina fu abbandonato e inglobato nel grande complesso monastico di San Silvestro, mentre altri conventi andavano ad occupare parte delle aree curiali già appartenute agli Embriaci (S. Maria in Passione, S. Maria delle Grazie la Nuova), affiancando quello già esistente dei Domenicani di Santa Maria di Castello.

Le mura vennero ampliate nel XVI secolo, e in questa occasione per la prima volta furono costruite anche sul lato a mare delle cortine difensive che arrivarono ad inglobare il molo, per accedere al quale nel 1553 su progetto di Galeazzo Alessi venne costruita la monumentale Porta Siberia.

Intorno alla metà del Seicento il Consiglio generale delle Compere di S. Giorgio deliberò la creazione del Portofranco, con la costruzione nell'area del Molo Vecchio di una serie di edifici da destinare ai magazzini ed agli uffici degli spedizionieri.

L'Ottocento

L'espansione urbanistica ottocentesca non interessò direttamente il nucleo storico del quartiere, ma comportò l'apertura di due importanti arterie: la strada Carlo Felice (oggi via XXV Aprile) tra piazza delle Fontane Marose e il nuovo centro cittadino di piazza S. Domenico (oggi piazza De Ferrari), nel 1825, e via S. Lorenzo, realizzata tra il 1835 e il 1840. Quest'ultimo intervento ebbe una ricaduta sul piano socio-economico perché andava a delineare una netta separazione tra le zone più vitali del centro storico, legate ai centri del potere politico, economico e religioso e la collina di Castello, che dopo l'abbandono dei complessi monastici e lo spostamento delle attività commerciali in altre zone della città visse un lungo periodo di degrado, protrattosi fin quasi ai nostri giorni.

L'ampliamento del porto

Studi per l'ampliamento e la modernizzazione del porto erano stati elaborati durante la dominazione francese (1805-1814) e ripresi dal governo sabaudo dopo che la Liguria era entrata a far parte del Regno di Sardegna (1815), ma disponibilità finanziane e divergenze tecniche vennero a limitare la loro realizzazione. Dopo la disastrosa burrasca del 1821, che aveva causato ingenti danni alle strutture portuali e alle navi ormeggiate, fu deciso un ulteriore ampliamento del Molo Vecchio, che sotto la direzione di Domenico Chiodo, direttore del Genio militare, fu prolungato di circa 100 metri; l'opera fu completata intorno al 1835.

Le infrastrutture restavano tuttavia insufficienti per far fronte al crescente traffico portuale e il porto di Genova stava rapidamente perdendo terreno nei confronti della rivale Marsiglia. Un nuovo piano di ampliamento del porto fu finalmente attuato a partire dal 1877 grazie ad un finanziamento di venti milioni di lire da parte di Raffaele De Ferrari, Duca di Galliera.

Per quanto riguarda il quartiere del Molo furono realizzate nuove banchine con riempimenti a mare ai piedi delle scogliere del colle di Sarzano. Con la costruzione del "Molo Giano", al limite tra la zona del Molo e quella di Carignano, tra questo e il Molo Vecchio fu creata una zona dedicata alle riparazioni navali con i primi duebacini di carenaggio, inaugurati tra il 1892 e il 1893. I bacini di carenaggio, gestiti da una società appositamente creata, sono oggi complessivamente cinque, con gli altri tre costruiti tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento.

Il Novecento

Le scritte della polizia militare alleata
Dopo l'arrivo delle truppe alleate a Genova, nell'aprile del 1945, la polizia militarealleata fece imprimere con la tecnica dello stencil, sui muri all'imbocco di molti vicoli del centro storico, una scritta che riportava il divieto per i soldati di addentrarvisi, per evitare il loro coinvolgimento in risse, furti e rapine. La scritta recava la frase "This street off-limits to all allied troops" ("questa strada è vietata a tutte le truppe alleate"). Molte di queste scritte erano ancora ben visibili fino a pochi anni fa, oggi il rifacimento di molte facciate ha portato alla scomparsa della maggior parte di esse, ma alcune sono ancora individuabili, anche se parzialmente cancellate o sbiadite.

La seconda guerra mondiale

Durante la seconda guerra mondiale il quartiere fu tra i più colpiti dai bombardamenti aerei alleati e molti edifici, soprattutto sulla collina di Castello, furono gravemente danneggiati; vennero completamente distrutti i complessi monastici di San Silvestro e S. Maria in Passione, che erano sorti sul sito dell’antico castello, proprio al culmine del colle. Le distruzioni causate dagli eventi bellici e il conseguente spopolamento hanno accelerato il degrado del tessuto abitativo; la zona del colle, una delle più pesantemente danneggiate dai bombardamenti, divenne nell'immediato dopoguerra rifugio di senzatetto ed immigrati, situazione ben rappresentata nel film del 1949 Le mura di Malapaga.

La tragedia della galleria delle Grazie

Ai bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale è legato il tragico evento della galleria delle Grazie, in cui persero la vita numerosi cittadini che vi si erano rifugiati. All'interno di questa galleria ferroviaria, che collegava il porto con la stazione Brignole ed è oggi parzialmente utilizzata dallametropolitana tra le stazioni "San Giorgio" e "De Ferrari", trovavano rifugio gli abitanti della zona in occasione delle incursioni aeree. Nella notte del 23 ottobre 1942 una grande folla, in preda al panico per l'imminenza di un bombardamento, prese d'assalto un ingresso di servizio alla galleria, nei pressi della Porta Soprana. Nella ressa alcuni caddero lungo la scalinata di accesso mentre altri in preda al panico, con il bombardamento già in corso, premevano per entrare finendo per inciampare, cadendo a loro volta e schiacciando chi li precedeva. Si contarono ufficialmente ben 354 vittime, ma secondo alcuni sarebbero state molte di più. L'evento è ricordato da una lapide nei pressi della Porta Soprana

Il quartiere oggi

Come in gran parte del centro storico, negli ultimi decenni del Novecento sono stati avviati programmi di ristrutturazione nelle zone popolari rimaste per decenni in condizioni di degrado; oggi il quartiere registra segni di ripresa, con il recupero di abitazioni e botteghe artigiane, l'insediamento di nuove strutture universitarie (facoltà di Architettura) e culturali (Teatro della Tosse), pensionati per studenti e luoghi di ritrovo per i giovani.

In varie circostanze (celebrazioni colombiane del 1992, G8 del 2001, Genova capitale europea della cultura nel 2004) lavori di restyling hanno interessato le principali vie e piazze del quartiere. Sempre negli anni novanta è stato realizzato il sottopasso stradale che collega piazza Caricamento e piazza Cavour, che ha consentito di pedonalizzare la zona circostante il palazzo San Giorgio, in concomitanza con l'apertura alla città dell’area del porto antico.

Monumenti e luoghi di interesse

Le vie dei quartieri mediovali

Lo schema viario del quartiere storico è sviluppato lungo quattro direttrici principali che dalla Ripa risalgono verso le alture. Da nord verso sud troviamo prima quello costituito dalla via al Ponte Reale, via Banchi, via Orefici, via di Soziglia e via Luccoli, al confine con il quartiere della Maddalena, poi via Canneto il Lungo, via Giustiniani e via San Bernardo. Il primo percorso, che si segnala per la relativa ampiezza della sede stradale rispetto a quella dei numerosi vicoli che lo intersecano, collega il porto con le cinquecentesche "strade nuove", gli altri, più antichi, dalla Ripa convergono verso la Porta Soprana, fin dal IX secolo principale accesso alla città da levante.

Lungo questi percorsi sono numerosi i palazzi nobiliari, molti dei quali si distinguono per la grande ricchezza di portali e sovrapporta scolpiti; uno dei temi ricorrenti di questi bassorilievi è la lotta di San Giorgio con il drago, ma sono numerosi anche quelli celebrativi della famiglia proprietaria del palazzo.

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Da piazza Banchi a piazze delle Fontane Marose

La via che dal porto antico conduceva verso le residenze patrizie della "Strada Nuova" passa sulla copertura del rio di Soziglia (o rio Sant'Anna), che sfocia in mare nei pressi di piazza Banchi. Il percorso, perpendicolare alla ripa, divide il quartiere della Maddalena da quello del Molo e fino al suo sbocco in piazza delle Fontane Marose assume diverse denominazioni (via al Ponte Reale, via Banchi, via degli Orefici, via di Soziglia e via Luccoli). Ha una sede stradale più ampia rispetto agli stretti vicoli della città medioevale, essendo stato ampliato nel Cinquecento con la demolizione di vecchie case e la copertura del torrente. In quell'epoca lungo la via, destinata a divenire il collegamento "di rappresentanza" fra il centro finanziario di Banchi e la cinquecentesca "Strada Nuova", sorsero eleganti palazzi.

Vie e Piazze

Piazza Banchi.

Via degli Orefici

Campetto. Il "Campetto" e non "piazza Campetto"

Via Luccoli.

Via Canneto il Lungo

Via dei Giustiniani

Via San Bernardo

Piazza San Matteo

Via di Scurreria.

Vico della Casana

Via di Sottoripa.

Piazza Sarzano

Piazza San Giorgio

Piazza delle Erbe

Piazza di Campopisano

Piazza Cavour

Via del Molo

Via XXV Aprile

Via San Lorenzo

Piazza Matteotti

Due passi senza meta...

Architetture civili di interesse

Palazzo Ducale

Palazzetto Criminale

Palazzo San Giorgio

Palazzi dei Rolli

Nell'area del Molo, a testimonianza dei secoli in cui il quartiere fu il centro del potere politico cittadino, si trovano 47 dei 114 palazzi patrizi genovesi che furono iscritti nei registri dei Rolli[58] tra il XVI e il XVII secolo. Tre di questi sono inseriti dal 13 luglio 2006 fra i Patrimoni dell'umanità dell’UNESCO. La maggior parte di questi palazzi sono oggi sedi di uffici, alcuni sono stati in parte trasformati in abitazioni di pregio.

Palazzi del quartiere del Molo inseriti nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità:

Palazzo Clemente della Rovere, piazza Rovere, 1
Palazzo De Marini Croce, piazza De Marini, 1
Palazzo Tommaso Spinola, salita S. Caterina, 3

Palazzi del quartiere del Molo iscritti nei Rolli ma non compresi nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità:

Palazzo Ottavio Imperiale, Campetto 2, conosciuto come "Palazzo del Melograno"
Palazzo Gio Vincenzo Imperiale, Campetto 8
Palazzo Senarega-Zoagli, Largo G. A. Sanguineti 11
Palazzo Cattaneo Della Volta, Piazza Cattaneo 26. Il seicentesco palazzo, opera di Bartolomeo Bianco (1623), con affreschi di Lazzaro Tavarone nel soffitto dell'atrio (Salomone e la regina di Saba), è affacciato su questa piccola piazza, centro dell’insediamento dei Della Volta, famiglia di nobiltà mercantile, poi unita alla famiglia Cattaneo.[4][9]
Palazzo Forcheri, Piazza De Ferrari 2. Dal 1899 al 1989 fu la sede del quotidiano Il Secolo XIX. Oggi ospita alcuni uffici della Camera di Commercio di Genova.[4][59]
Palazzo De Ferrari, Piazza De Ferrari 3. Creato dall'accorpamento di tre edifici dei Doria, nell'Ottocento fu la residenza del duca di Galliera, Raffaele De Ferrari, al quale è intitolata la piazza. Una lapide ricorda che dal 10 febbraio al 4 giugno 1800 fu sede del quartier generale di Massena durante il blocco di Genova da parte della flotta inglese.[4][60]
Palazzo Pietro Durazzo, Piazza De Marini 4
Palazzo Giulio Sale, Piazza Embriaci 5. Già sede dell’insediamento degli Embriaci, dopo l'estinzione di questa storica famiglia feudale passò ai Cattaneo, che lo ristrutturarono (1538), e quindi ai Brignole Sale.[4][9]
Palazzo Marcantonio Giustiniani, Piazza Giustiniani 6
Palazzo Lorenzo Cattaneo, Piazza Grillo Cattaneo 1
Palazzo Agostino e Giacomo Salvago, Piazza San Bernardo 26
Palazzo Paolo De Benedetti, Piazza San Donato 21
Palazzo Basadonne, Piazza San Giorgio 32
Palazzo Giorgio Doria, Piazza San Matteo 14
Palazzo Antonio Sauli, Piazza Sauli 3
Palazzo Doria-Danovaro, Salita di San Matteo 19
Palazzo Spinola di Luccoli-Cervetto, Salita di Santa Caterina 1
Palazzo Spinola-Celesia, Salita di Santa Caterina 5
Palazzo Agostino e Benedetto Viale, Salita Pollaioli 12
Palazzo Adorno, Via al Ponte Reale 1
Palazzo De Franchi-Pittaluga, Via Canneto il Lungo 6
Palazzo Gio Andrea Cicala, Via Canneto il Lungo 17
Palazzo Agostino Calvi Saluzzo, Via Canneto il Lungo 21
Palazzo Fieschi-Crosa di Vergagni, Via Canneto il Lungo 27
Palazzo Gio Battista Saluzzo, Via Chiabrera 7
Palazzo Grimaldi, Via David Chiossone 4
Palazzo Doria-Serra, Via David Chiossone 14
Palazzo Lercari-Spinola, Via degli Orefici 7
Palazzo Gaspare Basadonne, Via dei Giustiniani 3
Palazzo Vincenzo Giustiniani Banca, Via dei Giustiniani 11
Palazzo Nicolò Spinola di Luccoli, Via Luccoli 23
Palazzo Marcantonio Sauli, Via San Bernardo 19
Palazzo Giustiniani (Genova), Via San Bernardo 21
Palazzo Centurione-Gavotti, Via San Lorenzo 5
Palazzo Durazzo-Zoagli, Via San Lorenzo 8
Palazzo Bendinelli Sauli, Via San Lorenzo 12
Palazzo Sinibaldo Fieschi, Via San Lorenzo 17
Palazzo Orazio e Gio Francesco De Franceschi, Via San Lorenzo 19
Palazzo Gerolamo Pallavicini, Via XXV Aprile 12
Palazzo Giovanni Garibaldi, Vico Carmagnola 7
Palazzo Sauli, Vico dei Ragazzi 6
Palazzo Chiavari-Calcagno, Vico del Fieno 2
Palazzo Doria-Centurione, Vico Falamonica 1
Palazzo Cicala-Raggio, Vico Scuole Pie 1

Le torri medioevali

La Torre degli Embriaci

La torre dei Maruffo

Altro

Porta Soprana

Casa del boia

Magazzini dell'Abbondanza

Facoltà di Architettura

Musei

Museo del tesoro di S. Lorenzo.

Museo di Sant'Agostino.

Museo diocesano.

Museo di Santa Maria di Castello.

Museo Luzzati.

Museo dell'Antartide.

Museo del jazz.

Museo della stampa.

Museo della Storia del Genoa.

Architetture religiose

Gli edifici religiosi scomparsi

Oltre al monastero di San Silvestro, sui cui resti sorge la sede della facoltà di architettura, nel quartiere si trovavano un tempo altri edifici religiosi oggi scomparsi, le chiese di San Paolo il Vecchio, San Bernardo, Santa Croce e San Genesio.

La chiesa di San Paolo il Vecchio, in Campetto, era stata fondata nel 1216 da Nuvolone Camilla come gentilizia della famiglia. Riedificata dai Barnabiti nel XVI secolo, fu chiusa per le leggi di soppressione napoleoniche e trasformata nell'Ottocento in un teatro per spettacoli popolari. Per circa trent'anni ospitò spettacoli di prosa, ma anche di marionette e saltimbanchi. Oggi la chiesa, incorporata nelle case di Campetto e non più riconoscibile come edificio religioso, è sede di attività commerciali.

La chiesa di San Bernardo, che dà il nome all’omonima via e piazza, si trovava all'angolo con vico Vegetti. Costruita per volere del Senato nel 1627, in segno di ringraziamento per la vittoria contro i Savoia, fu intitolata aSan Bernardo abate, uno dei quattro protettori della città. La chiesa fu affidata ai Fogliensi, che vi costruirono l'annesso convento; il complesso, chiuso per le leggi di soppressione del 1798, fu trasformato in edificio scolastico, quale è ancora oggi.

L'edificio ottocentesco che incorpora l'ex chiesa di S. Croce

La chiesa di Santa Croce, nei pressi di piazza Sarzano, dà anch'essa il nome ad una piazza e una via della collina di Castello. Se ne aveva memoria dal 1191. La chiesa era annessa ad un antico ospedale. Nel 1386 passò ai monaci dell'abbazia di S. Stefano, che ne fecero un loro priorato. Abbandonata dai monaci nel 1797 fu soppressa dal cardinale Giuseppe Spina. Dell'edificio originale, trasformato in abitazioni e più volte sopraelevato, restano i muri esterni; dal lato a mare si può ancora vedere parte del terrazzamento che reggeva la chiesa, in origine situata sulle scogliere a picco sul mare, nel punto in cui terminavano le mura del Barbarossa.

La chiesa di San Genesio era una delle più antiche chiese di Genova. Situata lungo il percorso tra Banchi e piazza San Giorgio, centro della città in epoca romana, dava il nome ad una piccola piazza scomparsa nell'Ottocento per l'apertura di via San Lorenzo (resta uno slargo lungo la via, denominato "largo G. A. Sanguineti"). Poco si sa di questa chiesa, che nell'XI secolo divenne una dipendenza della cattedrale e nel XVI secolo fu incorporata nel palazzo Bendinelli Sauli.

Chiese cattoliche parrocchiali

Nell'area del Molo si trovano alcune tra le più antiche chiese genovesi, le cui comunità parrocchiali sono comprese nel vicariato "Centro Est" dell'arcidiocesi di Genova.

Cattedrale di San Lorenzo

Chiesa di Santa Maria di Castello

Chiesa di San Matteo

Chiesa di San Donato

Chiesa di San Marco al Molo

Chiesa dei Santi Cosma e Damiano

Chiesa di San Torpete

San Pietro in Banchi

Chiesa di San Giorgio

Chiesa delle Scuole Pie

Oratorio di S. Giacomo della Marina

Oratorio di Sant'Antonio Abate

Oratorio dei santi Pietro e Paolo

Chiesa di Sant'Agostino

Chiesa di San Salvatore in Sarzano

Chiesa di Santa Maria in Passione

Chiesa di S. Maria delle Grazie la Nuova

Oratorio del Suffragio

Edicole votive

I vicoli del quartiere del Molo si presentano particolarmente ricchi di edicole votive, in cui erano collocate statue della Madonna o di santi, segno di un'antica devozione, spesso abbinate ad una cassetta per elemosine destinate a scopi caritatevoli, di cui talvolta restano i vani vuoti nelle facciate delle case. Presenti quasi a ogni incrocio tra i vicoli, risalivano per la maggior parte al periodo tra il 1650 e il 1780. Oggi molte delle originali statuette sono state trasferite nel Museo di Sant'Agostino e sostituite da copie.

Tra le tante si segnalano per ricchezza della decorazione e la fattura artistica quella, settecentesca, all'angolo tra via S. Pietro della Porta e via Conservatori del Mare, sulla facciata di una casa medioevale della Carmandino, con immagine della Madonna della Guardia, e poco distante, all'angolo tra vico del Filo e vico Cinque Lampadi quella seicentesca, con la Madonna col Bambino, S. Giovannino e S. Caterina da Genova.

Lungo salita Pollaiuoli, la via che da piazza Matteotti scende verso via Giustiniani, un'edicola settecentesca comprende un'immagine sacra inserita entro un'elaborata cornice contornata da figure di angeli, simile per soggetto e composizione ad un'altra presente in piazza Banchi.

Un'altra grande edicola del XVIII secolo, si trova sul fianco destro della chiesa di San Donato, all'inizio di stradone di Sant'Agostino; opera di opera di Giovanni Domenico Casella detto Scorticone, ha al centro una statua della Madonna col Bambino, sormontata dalla raffigurazione dello Spirito Santo in forma di colomba.

Edicola della Madonna della Guardia all'angolo tra via S. Pietro della Porta e via Conservatori del Mare

Le mura

Il quartiere, già compreso nelle cerchie murarie più antiche, fu incluso nel XII secolo entro le mura del Barbarossa (costruite tra il 1155 e il 1160).

Mura carolingie (IX secolo). La cinta muraria carolingia, di cui esistono oggi pochissime tracce, si sviluppava quasi interamente all'interno del quartiere del Molo. Questa cerchia muraria comprendeva al suo interno la collina di Castello, sede della residenza fortificata del vescovo, il colle del Brolio (attuale piazza Matteotti) e la nuova cattedrale di S. Lorenzo col palazzo episcopale, da dove scendeva verso la Ripa arrivando nei pressi dell'insenatura del Mandraccio. Vi erano quattro porte, la Porta del Castello (detta anche di S. Croce) presso il castello vescovile, laPorta Superana (o Soprana), così detta perché situata nel punto più elevato delle mura, dove confluivano le strade provenienti dalla Ripa e dirette a levante, la Porta di Serravalle, in posizione difensiva presso la cattedrale di S. Lorenzo, dove oggi sorge il Palazzetto criminale (Archivio di Stato) e la Porta di S. Pietro, situata vicino alla chiesa di S. Pietro (la porta sorgeva dov’è ora l'archivolto che chiude la via San Pietro della Porta all'altezza di piazza Cinque Lampadi). Con la costruzione delle successive cinte, le mura carolingie scomparvero, inglobate dall'espansione urbana della città. Oltre alla porta Soprana, ricostruita nella cerchia muraria del XII secolo, delle mura carolingie rimane un frammento, incorporato nelle costruzioni di via Tommaso Reggio, a fianco della cattedrale di S. Lorenzo.

Mura del Barbarossa (XII secolo). Le mura del Barbarossa, costruite tra il 1155 e il 1160, si collegavano alla precedente cinta di epoca carolingia nei pressi della Porta Soprana e risalivano poi il colle di Sarzano. Questo tratto di mura, che dopo la cessazione della sua funzione difensiva era stato inglobato in abitazioni civili ed il suo camminamento (le cosiddette "Murette") utilizzato per farvi passare l'acquedotto cittadino, venne alla luce dopo i bombardamenti dellaseconda guerra mondiale nella zona di via del Colle.

Le mura del Molo Vecchio (XIII secolo-XVI secolo). Nel 1287 venne realizzata la fortificazione della penisola del Molo, alla cui estremità venne aperta la porta del Molo, che dava accesso all'area portuale. Nella cinta si aprivano altri due accessi secondari, la porta della Giarretta e quella di S. Marco. La porta del Molo era collegata alle scogliere nei pressi della chiesa delle di N.S. delle Grazie dalle Mura della Malapaga (dal nome del vicino carcere per i debitori insolventi, demolito nel 1912 per costruirvi una caserma della Guardia di Finanza) e dalle Mura delle Grazie.

Nel Cinquecento le difese della città vennero rafforzate con nuovi bastioni adeguati a sostenere un assalto portato con le nuove armi da fuoco sviluppate dalla tecnologia militare dell'epoca. Nel contesto di quest'opera di rinnovamento, eseguita sotto la direzione dell'ingegnere milanese Giovanni Maria Olgiati, furono completate le difese sul fronte a mare, cingendo completamente la città anche dal lato del porto. All'estremità del Molo Vecchio venne realizzata la nuova porta del Molo, comunemente chiamata Porta Siberia, mentre a continuazione delle Mura delle Grazie furono costruite, sulle scogliere che chiudevano a mare il colle di Sarzano, le Mura della Marina.

Parte di queste mura sono ancora oggi esistenti: le Mura della Malapaga, al cui progetto collaborò Galeazzo Alessi, sono tra le meglio conservate; ben visibili dalla strada di accesso al Porto antico, erano in origine affacciate direttamente sul mare, mentre oggi, al di là della strada, hanno di fronte i capannoni delle riparazioni navali. Se ne può percorrere anche il cammino di ronda, accessibile dalla piazzetta al termine di via del Molo, antistante la porta Siberia. LeMura della Malapaga hanno dato il nome ad un celebre film girato nel 1949 dal regista francese René Clément e interpretato da Jean Gabin e Isa Miranda.Benché abbia preso il nome da queste mura il film è stato girato in diversi luoghi del centro storico genovese.

Le mura delle Grazie e quelle della Marina fiancheggiano corso Maurizio Quadrio e si possono osservare anche percorrendo la Sopraelevata.

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