Don Andrea Gallo 1928-2013:

Don Gallo

Nato a Genova il 18 luglio 1928, Don Andrea Gallo è il fondatore e animatore della comunità di San Benedetto al Porto di Genova, attratto fin da piccolo dalla spiritualità dei salesiani nel 1948 al loro noviziato a Varazze, proseguendo poi a Roma il liceo e gli studi filosofici.

Nel 1953 venne mandato in Brasile, a San Paolo, dove compì gli studi teologici la dittatura lo costrinse a ritornare in Italia l'anno dopo dove continuò gli studi e venne ordinato presbitero il 1º luglio 1959. Un anno dopo venne inviato come cappellano alla nave scuola della Garaventa, noto riformatorio per minori dove cercò di sostituire i metodi unicamente repressivi con una pedagogia della fiducia e della libertà e questo suscitava l’interesse dei ragazzi per quel prete che permetteva loro di uscire, di andare al cinema e di vivere momenti comuni di piccola autogestione, lontani dall'unico concetto fino allora costruito, cioè quello dell'espiazione della pena.

Nel 1964 decise di lasciare la congregazione salesiana e chiese di entrare nella Diocesi genovese spiegando la sua scelta con queste parole: "La congregazione salesiana si era istituzionalizzata e mi impediva di vivere pienamente la vocazione sacerdotale".

Il cardinale Siri lo inviò a Capraia per svolgere l'incarico di cappellano del carcere. Due mesi dopo venne destinato in qualità di vice parroco alla parrocchia del Carmine dove don Andrea fece scelte di campo con gli emarginati e la parrocchia divenne un punto di aggregazione di giovani e adulti, di ogni parte della città, in cerca di amicizia e solidarietà per i più poveri, per gli emarginati che trovano un fondamentale punto di ascolto, e per la sua chiara collocazione politica, divenne un punto di riferimento soprattutto per molti militanti della nuova sinistra, cristiani e non, nel 1970 apparentemente per un normale avvicendamento di sacerdoti viene allontanato dal Carmine e gli viene offerta un incarico all’isola di Capraia, in realtà come si legge nel sito della comunità di San Benedetto: “La predicazione di Andrea irritava una parte di fedeli e preoccupava i teologi della Curia, a cominciare dallo stesso Cardinale perché, si diceva, i suoi contenuti ‘non erano religiosi ma politici, non cristiani ma comunisti’” 

Ci fu un episodio che portò al provvedimento di espulsione: nel quartiere era stata scoperta una fumeria di hashish e l’episodio aveva suscitato indignazione nell’alta borghesia del quartiere: Andrea, prendendo spunto dal fatto, ricordò nella propria predica che rimanevano diffuse altre droghe, per esempio quelle del linguaggio, grazie alle quali un ragazzo può diventare “inadatto agli studi” se figlio di povera gente, oppure un bombardamento di popolazioni inermi può diventare “azione a difesa della libertà”. 

Qualche tempo dopo venne accolto dal parroco di San Benedetto al Porto, don Federico Rebora, e qui diede vita alla Comunità di San Benedetto al Porto impegnandosi nel recupero degli emarginati.

Il "Prete di Strada" rivoluzionario e anticonformista con atteggiamenti sovversivi non amato da una parte dei fedeli cattolici che lo considerano un cattivo esempio di religioso, dopo una vita di battaglie muore il 22 maggio 2013

Il 18 luglio 2014 è stata intitolata a Don Andrea Gallo la piazza più grande dell'area del Ghetto di Prè La piazza senza nome

Alcune citazioni:
• Cari ragazzi, io a 17 anni e un mese con i partigiani ho visto nascere la democrazia, ora che sono vecchio devo vederla morire? La speranza siete voi, restiamo umani!

• Comunque è vero, sono comunista. Non dimentico mai la Bibbia e il Vangelo. E non dimentico mai quello che ha scritto Marx.

• Una persona transessuale è figlia di Dio al pari di ogni altro essere umano.

• I miei vangeli non sono quattro... Noi seguiamo da anni e anni il vangelo secondo De André, un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo, constatarlo: dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori.

• Chi riconosce l'appartenenza alla famiglia umana, come fa a non aprire le porte? Poi io, come cristiano, come faccio a non essere accogliente? E io ti accolgo come sei, come persona, perché ancora prima di essere maschio, femmina, omosessuale o straniero, uno è persona, cioè un soggetto di autonomia.

• Io vedo che, quando allargo le braccia, i muri cadono. Accoglienza vuol dire costruire dei ponti e non dei muri.

• È difficile tener sempre la porta aperta, non è facile. C'è anche la paura, ma noi non rimuoviamo la paura, la affrontiamo. Quante volte in questo ufficio mi han puntato una rivoltella... Ma solo attraverso l'accoglienza, attraverso l'ascolto, attraverso la disponibilità, la generosità, si supera la paura.

• A me l'unico titolo che piace è: "prete di strada". Tanto è vero che quando vado ai dibattiti e si presentano i relatori delle università di Bologna, Genova, Palo Alto, Cambridge... A me piace quando dicono: "don Andrea Gallo dell'università della strada".

• La strada mi arricchisce, continuamente. Lì avvengono gli incontri più significativi, l'incontro della vera sofferenza, l'incontro di chi però ha ancora tanta speranza e allora guarda, attende. Per la strada nascono le alternative, nasce il voler conquistare dei diritti.

• L'unico mio rimpianto è che sono stato a volte troppo dolce con tutte le istituzioni, con tutti i poteri.

• L'indifferenza è l'ottavo vizio capitale.

• I cristiani, se non sono accoglienti, non dicano che sono cristiani. [...] Chiunque incontri è tuo fratello, figlio, figlia; non ci sono fratelli e sorelle di serie B, C e D. Su tutte le difficoltà riguardanti l'immigrazione, dico: diamo prima l'accoglienza e poi le difficoltà le affronteremo.

• L'educazione sessuale dovrebbe essere un punto centrale. [...] È un dono di Dio, la sessualità.

• La spiritualità – parlo sia ai credenti che ai laici – è un dono della grande madre natura ed è il quoziente dell'intelligenza e dell'emotività.

• La verifica di un'autentica fede, della vera religiosità, è se nasce una fraternità, una giustizia, un impegno, una possibilità di solidarietà assistenziale. Il cristiano fa una solidarietà liberatrice e in questo c'è il crisma e la conferma di una fede.

• Io trovo del cristianesimo negli altri, trovo del cristianesimo nelle prostitute, trovo del cristianesimo nei miei carissimi barboni, trovo del cristianesimo nell'ateo... Cioè la buona novella, chi mi dà una buona notizia è un evangelista.

• Chi mi dà una cattiva notizia no.. L'aborto no, questo no, questo no, i divorziati no, le coppie eeeh se convivono no, no, no, no, no… e non è buona novella! Non è una buona notizia!

• I miei vangeli sono cinque: Matteo, Marco, Luca, Giovanni e... Fabrizio.

• Oltre ai quattro testi "canonici", ho da sempre un quinto evangelo, quello secondo De André. È la mia Buona Novella laica. Scandalizza i benpensanti, ma è l'eco delle parole dell'uomo di Nazareth che, ne sono certo, affascinò il mio amico Fabrizio De André.

 

 

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