Una poetica riflessione sul valore etico del lavoro: un omaggio all’operosa tenacia dei vignaiuoli, alla pazienza e all’amore di chi coltiva la terra in Liguria.
Bianchetta, Ciliegiolo, Cimixià, Granaccia, Limassina, Pigato, Rossese, Sciacchettà, Vermentino… Quanti sono i vini liguri? Pino Petruzzelli, attore, scrittore, narratore, regista, così racconta la genesi del suo spettacolo: «È la storia di Dionigi, il vignaiolo che ha saputo dare concretezza al sogno e, attraverso le sue continue lotte, crea un’eccellenza in quella “Scarsa lingua di terra che orla il mare” che è la Liguria. Un sogno in cui passato e presente, tradizione e modernità si fondono in un vino da premiare… I terrazzamenti della nostra regione sono splendidi per il turista, ma per un contadino ligure sanno di fatica e sudore: terrazze e muretti a secco tirati su pietra su pietra fino a dove comincia la montagna. Dionigi è riuscito a strappare a questa “avara terra” la sopravvivenza e, con tenacia e maestria, ha creato un’eccellenza. Per questo una giuria ha deciso di premiarlo. E quando sta per ritirare il premio, ripercorre la sua vita».
Come vuole ogni bottiglia che si rispetti, una volta aperta si liberano i racconti, i ricordi, le immagini. Dietro ogni vino c’è la civiltà che l’ha prodotto, c’è il lavoro, la natura. «L’epopea di Dionigi – continua Petruzzelli – si muove tra la grandine e la siccità, tra la burocrazia e i declivi, tra i richiami di un posto fisso e i muretti a secco. Una storia in cui anche la morte genera vita».
Da sempre il teatro di Petruzzelli affronta importanti questioni sociali, investigando la realtà, confrontandosi con i diretti interessati: Io sono il mio lavoro è frutto di due anni di interviste fatte ai vignaioli liguri, da Sarzana a Ventimiglia, ora raccolte in un prezioso volume (Pentagora editore). È uno spettacolo sul valore etico del lavoro: un’etica da tramandare alle future generazioni. Come la più preziosa delle eredità
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