Un bar abitato da personaggi strani: un vecchio misantropo e razzista; una donna ucraina dal passato difficile che sta affittando il proprio utero ad una coppia italiana; un imprenditore ipocondriaco che gestisce un’azienda di pompe funebri per animali di piccola taglia; un buddista inetto che, mentre lotta per la liberazione del Tibet, a casa subisce violenze domestiche dalla moglie; uno zoppo bipolare che deruba le case dei morti il giorno del loro funerale; uno scrittore alcolizzato costretto dal proprio editore a scrivere un romanzo sulla grande guerra.
Sei perdenti che provano a combattere, nonostante tutto, aggrappati ai loro piccoli squallidi sogni, a una speranza che resiste troppo a lungo. Come quelle erbacce infestanti e velenose che crescono e ricrescono senza che si riesca mai ad estirparle. E se appoggiati al bancone troviamo gli ultimi brandelli di un occidente rabbioso e vendicativo, fatto di frustrazioni, falsa morale, psicofarmaci e decadenza, oltre la porta c’è il prepotente arrivo di un “oriente” portatore di saggezze e valori… Valori, però, ormai svuotati e consumati del loro senso originario e commercializzati come qualunque altra cosa.
Tutto è venduto, sfruttato e contrattato in Animali da Bar. La morte e la vita, come ogni altra merce, si adeguano alle logiche del mercato. «Questa visione amenamente nera ben riassume lo stile di Carrozzeria Orfeo, che piace proprio per la sua capacità di ribaltare i buoni sentimenti» commenta Renato Palazzi su Il Sole 24 ore. «Animali da bar alterna situazioni volutamente trash a scorci di dialogo acutamente pungenti e a momenti di sconsolata riflessione esistenziale»
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