Terrazze di marmo

Terrazze di marmo

Uno splendido edificio ha abbellito Genova per quasi mezzo secolo.

In epoca napoleonica si avvertì l’esigenza di riqualificare l’area di Caricamento, allora erano ancora presenti le vecchie mura, probabilmente fatiscenti, così, dopo diversi progetti, nell’ottobre del 1835 il Consiglio Ponti e Strade affidò all'architetto Gardella senior la progettazione della nuova Via Carlo Alberto, attuale via Gramsci, con i relativi portici attigui al porto antico, esattamente un anno dopo iniziarono i lavori.

La costruzione delle terrazze fu un’opera colossale dall’esorbitante costo di 8.300.000 lire che valse la nomina di Gardella a membro onorario e corrispondente estero del Royal Institute of British Architects di Londra nel 1860.

Nel 1844, dopo solo 8 anni di lavori, le terrazze vennero inaugurate e secondo le misurazioni dell’epoca aveva una lunghezza di 410 metri per una larghezza di 13 con 73 arcate che da Palazzo San Giorgio arrivavano fino a Porta di Vacca, un porticato largo 5,10 metri e alto 8,10 e la copertura del tetto, realizzato in marmo di Carrara con pavimento in arenaria della Spezia, ad offrire a genovesi e “foresti” una splendida e panoramica passeggiata a circa 13 metri di altezza

Dopo poco più di 40 anni di onorato servizio furono demolite in nome di interessi pubblici più alti:

Allargare via Carlo Alberto? Boh.

Spostare la ferrovia? Boh.

Igiene pubblica? Boh.

Qualunque sia stata la motivazione spero che sia stata ben ragionata perchè le “terasse de marmo” dovevano essere proprio splendide.

« Nel 1839-40 l’ingegnere Ignazio Gardella aveva costrutto a spese municipali, sopra i portici e botteghe innalzati tre anni prima mercè cassoni fondati a profondità di cinque metri nel mare, quel magnifico terrazzo di biancomarmo di Carrara, in gran parte, che dalla Darsena iva al Palazzo di San Giorgio (metri 410). Era in allora l'unica passeggiata al mare, ma di sì maestosa bellezza e si bene ornata che il forestiero, più che ammirare, stupiva di tanta ricchezza. L'ignobile piccone la [bellezza dei Terrazzi di Marmo] distrusse nel 1885 per far luogo all’allargamento delle Calate del Porto, alla sistemazione della Ferrovia, e, si vantò soprattutto, per il miglioramento dell’igiene. Chè quel monumento abbattendo le brezze marine più avrebbero più avrebbero ricreate con sana frescura e le troppo pigiate case, e le troppo popolate vie e viuzze dei dintorni. Ma i più de’ Genovesi rimpiangono ora, perché si veggono sorgere lungo essi il distrutto bel terrazzo informi casotti per uso di Dogana ed altro, che togliendo il beneficio del mare, fan quasi pensa se e’ fu proprio sacrificio d’utilità pubblica o vandalismo piuttosto l’abbattimento di quello. »

(Malnate, 1892)

 

 

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