WU MING 1

Incontri e rassegne
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Data: 17 Ottobre 2019

Wu Ming1

La Macchina del Vento

Ventotene, 1939: centinaia e centinaia di antifascisti si godono la “vacanza” gentilmente offerta dal regime fascista sopportando la fame, le malattie, i pestaggi delle guardie e le soffocanti restrizioni delle minime libertà personali. Tra loro vi sono socialisti, comunisti, repubblicani, anarchici, reduci dalla guerra civile spagnola, un terzetto di “cani sciolti” impegnati a scrivere in clandestinità una manifesto per l’unità europea mentre un titanico Sandro Pertini diventa per i compagni un modello di dignità e coerenza. Tra i confinati sull’isola si incrociano Erminio, un socialista ferrarese che non ha potuto scrivere la sua tesi sui miti greci ma che riesce a sentirli vivi in quell’angolo di Mediterraneo, e Giacomo un fisico romano convinto di poter costruire una macchina in grado di viaggiare nel tempo.
 

La macchina del vento indaga le forme di resistenza possibili all’interno del confino stesso. Questa esperienza non spinge l’immaginazione a generare solo fughe dalle costrizioni del reale, fughe che, se accolte acriticamente, potrebbero rinchiudere il fuggiasco in una dimensione totalmente sconnessa dal reale stesso. L’esperienza di Erminio trasforma l’immaginazione in un potere performativo di intervento nella realtà […] È l’incontro con l’altro nel kairòs a far scaturire idee, “universi e futuri” alternativi, come si legge nel libro. Un incontro non imposto, ma spontaneo, non controllato e diretto da un potere forte, ma aperto al diverso in quanto tale e non aderente ad una norma necessaria. È questa la tesi con cui, a margine delle vicende, Erminio critica il manifesto di Spinelli e Rossi. La critica, che in forma di lettera occupa un intero capitolo del romanzo, attacca quei punti del federalismo degli albori […] che oggi ritroviamo nell’Europa degli ultimi anni, troikizzata e BCEntralizzata.
La Balena Bianca
 

Molte pagine del romanzo sono dedicate [al Manifesto di Ventotene] sottratto da Wu Ming 1 al giudizio strumentale ed “eroico” che oggi lo accompagna e ricondotto a quello che esso veramente fu: un documento certamente originale che però incontrò critiche robuste già sull’isola di Ventotene e che conteneva una serie di contraddizioni che gli stessi confinati avevano colto ed espresso […] appare evidente lo sforzo di strappare il Manifesto di Ventotene, o meglio la sua proiezione mitica, alla retorica delle forze politiche che hanno guidato la torsione tecnocratica dell’Unione; da altro versante, si percepisce la volontà di sfuggire all’identificazione tra il Manifesto di Spinelli e l’esperienza del confino, che fu tante, e anche più importanti, cose: sofferenza, solitudine, incontri, resistenza, pensiero politico complesso e diversificato […] Nella Macchina del vento Ventotene non è l’isola dove nasce l’Europa, ma il luogo in cui prende avvio la Resistenza. E oggi abbiamo bisogno di Resistenza più che di Europa, sembra pensare Wu Ming 1.
Il Mulino
 
Mediterranea Saving Humans è una piattaforma di realtà della società civile che vuole garantire un principio etico e giuridico fondamentale: salvare le persone in mare e garantire loro un porto sicuro di approdo dove siano rispettati i diritti umani e la dignità delle persone.
Mediterranea ha preso il mare un anno fa, per l’esattezza la notte tra il 3 e il 4 ottobre 2018, nel quinto anniversario di uno dei più drammatici naufragi al largo di Lampedusa e da quel giorno ha svolto attività di monitoraggio, testimonianza e denuncia della drammatica situazione che vede costantemente donne, uomini e bambini affrontare enormi pericoli nell’assenza di soccorsi, nel silenzio e nella complice indifferenza dei governi italiano ed europei.
Mediterranea è un equipaggio che, navigando a bordo della nave Mare Jonio e della barca a vela Alex, ha tratto in salvo 237 persone nelle acque del Mediterraneo Centrale, disobbedendo a leggi ingiuste e obbedendo alle leggi del mare, aiutando coloro che fuggono dalla Libia per giungere in Europa in cerca di una vita migliore.
Ma Mediterranea non è solo un equipaggio di mare, ma una piattaforma ampia che esprime, attraverso le molteplici voci di coloro che la sostengono, rabbia e indignazione nei confronti di tutte le politiche di criminalizzazione delle migrazioni e delle forme di solidarietà.
Mediterranea vuole essere un ponte fra il mare e la terra, una rete fra tanti soggetti solidali che sia in grado di creare porti sicuri all’interno delle nostre città, in opposizione a un contesto generale nel quale sembrano moltiplicarsi i confini sia fisici che ideali e nel quale la solidarietà sembra avere sempre meno spazio.
Mediterranea è la casa di coloro che vogliono creare città accoglienti e solidali, attivandosi in prima persona contro il razzismo, per garantire a tutti e tutte condizioni di vita dignitose e la libertà di movimento

 

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