Luogo: Chiostro di San Matteo
Concerto per voce recitante e violoncello
16 giugno 1904.
È la fine di una lunga giornata di peregrinazioni in giro per la città, in una sorta di viaggio a tappe nei luoghi più significativi di Dublino.
Un percorso fisico e psicologico dei tre personaggi principali: Lepold Bloom, un uomo comune, l’artista Stephen Dedalus e Molly, la moglie di Leopold.
La città assume diverse valenze seguendo lo stato d’animo dei personaggi e questa particolarità contribuisce a renderla protagonista e personaggio tra i personaggi, non essendo mera ambientazione ma rappresentazione di stati d’animo.
Alla fine di questa lunga giornata sotto il cielo di Dublino, una donna è sveglia nella sua stanza da letto.
Non si tratta di una donna qualunque: è Molly, la moglie infedele dell’uomo medio più famoso della letteratura occidentale: Leopold Bloom.
Sola, Molly si abbandona a un soliloquio intessuto di rimpianti, nostalgie e recriminazioni.
Molly Bloom di Joyce è una Penelope. Così è stata, in più occasioni, definita. Tesse il racconto della sua vita senza fiato, senza pause.
Un racconto che, come la tela di Penelope, è lei stessa a fare i disfare.
Una donna, sospesa nel tempo dell’adolescenza e nei suoi umori, che vive nel presente e nel passato continuo, vive nel ricordo e nel futuro che fantastica.
I pensieri scorrono e nei pensieri ci sono censure.
Ma non nel flusso di coscienza di Molly. In esso tutto scorre e nello scorrere dei pensieri esplode un fiume di parole.
Il flusso di coscienza diventa così una melodia musicale e le parole sono note, il loro accavallarsi è il ritmo da tenere nella partitura. È una grande, immensa, incredibile opera teatrale in musica, nella quale il senso primo è la musicalità stessa.
Alla musicalità delle parole di Joyce fanno da contrappunto ed accompagnamento le note di un violoncellista che esegue, dal vivo, brani dalle tre “Suites per violoncello” di Benjamin Britten
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