Luogo: Teatro Eleonora Duse
«Nella tragedia sofoclea nulla di quanto viene detto è visto, e la peripezia si affida alla parola e al suono della voce. Lo chiede Edipo: “Voglio indagare su ogni parola”, per cui l’atto e il modo o la facoltà di parlare, la locutio, diventano immagine verbale e musicale, un corpo sottile, fatto di aria che conduce l’eroe all’agnizione».
Queste le parole con cui Chiara Guidi, autrice, attrice, regista (già fondatrice della Socìetas Raffaello Sanzio) espone il disegno alla base del suo Edipo re di Sofocle. Esercizio di memoria per 4 voci femminili, nato dal dialogo artistico con l’artista e scenografo Vito Matera. Continua Guidi: «Solo con la voce – la lettura di lettere, sillabe, vocali, consonanti che, come nei miti cosmogonici, nella loro unità minima e sonora portano il mistero della rappresentazione del mondo – Edipo scopre la verità del proprio destino: l’essere figlio immaginario di suo padre. Lo scopre con una voce che viene dalle viscere, da un interno che non può in nessun modo coincidere con quanto l’occhio può vedere e capire. La bocca si apre. La voce esce e, con il suo suono, riconduce l’enigma a sé stesso complicandolo».
Guidi si confronta dunque col mito di Edipo, proponendone una rilettura in chiave polifonica, nella quale riversa i frutti di un’intensa e appassionante ricerca sulla voce indagata come elemento drammaturgico fondamentale per pervenire al suono e al senso più profondo della parola. Attraverso un’affascinante e perturbante sperimentazione vocale il testo sofocleo viene così scandagliato in un addensarsi di accenti, vibrazioni, suoni (quelli originali di Scott Gibbons), suggestioni che lasciano decantare le eterne questioni poste dalla tragedia greca
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