Tosca è l’opera degli eccessi: la gelosia di Tosca, l’eroismo repubblicano di Mario Cavaradossi, la cattiveria del Barone Scarpia - tutto è estremo, in questa vicenda ambientata nella Roma politicamente in subbuglio del 1800. I momenti forti, nel libretto di Illica e Giacosa, non si contano: la tortura di Cavaradossi e la sua fucilazione in scena; la libidine sfrenata di Scarpia; la sua uccisione per mano di Tosca (che non fece “mai male ad anima viva”) accompagnata da un rituale tra il macabro e il solenne; il salto nel vuoto di Tosca dai bastioni di Castel Sant’Angelo.
Suspense e colpi di scena su uno sfondo storico: tratta dall’omonimo dramma di Victorien Sardou, specialista del teatro a tinte forti di moda nella Parigi di fine ’800, Tosca è già cinema. E cinematografica è la musica di Puccini, con tempi incalzanti, melodie coinvolgenti e armonie inattese.
Il Teatro Carlo Felice ripropone Tosca nell’applauditissimo allestimento del 2016, con la regia, le scene e le luci di Davide Livermore e i costumi di Gianluca Falaschi. Una messa in scena ricca di omaggi, in filigrana, a cineasti come Fellini, Magni, Wenders e Hitchcock, in cui, spiega il regista, lo «scontro ideologico tra lo Stato Pontificio e la modernità illuminista» è raccontato come una «proto-sceneggiatura cinematografica»
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