A seguito dell'edificazione, intorno al 1530, del Palazzo del Principe, prospiciente al mare, nel 1539 fu realizzata ......

Lagaccio

La zona dell'attuale quartiere del Lagaccio rimase fino al Seicento all'esterno delle mura cittadine di Genova, quando fu inglobata nella cerchia difensiva.

A seguito dell'edificazione, intorno al 1530, del Palazzo del Principe, prospiciente al mare, nel 1539 fu realizzata nella valle, per volere del principe Andrea Doria, una diga per creare un lago artificiale destinato ad irrigare i giardini ed alimentare le fontane della reggia. L'acquedotto fu terminato nel 1540 con un lavatoio pubblico.

Lungo la valle del rivo detto di S. Tomaso, dal nome di un'antica chiesa demolita nel 1884 e poi ricostruita in Via Almeria nel 1929, nel XVI secolo fu realizzato il lago. Tra il 1626 e il 1632, con la costruzione delle "Mura Nuove" lungo il crinale che divide l'area genovese dalla Val Polcevera, l'area del Lagaccio, insieme all'intero sestiere di S. Teodoro, fu inglobata all'interno della cinta difensiva, pur restando ancora prevalentemente verde.

Immediatamente a valle della diga del lago, nel 1652 fu costruita la fabbrica delle polveri da sparo, collegata a mare da una strada (l'attuale via del Lagaccio), che scendeva a lato del torrente. Il lago fu utilizzato per fornire d'acqua e forza motrice ai macchinari della fabbrica. La polveriera, ampliata nel 1835, fu poi adibita a caserma militare nella struttura odierna di Via Lagaccio.

Nella metà del XIX secolo il torrente fu incanalato e coperto per l'edificazione di nuovi edifici. La presenza delle strutture militari, con la lunga cortina delle murache si snodava lungo i crinali, la strada militare che vi conduceva (attuale via B. Bianco) e gli altri insediamenti militari, come la citata fabbrica delle polveri da sparo e varie polveriere lungo i versanti della valle, aveva militarizzato la zona, non permettendo per lungo tempo lo sviluppo di insediamenti residenziali.

Ottocento

Nel 1835 il governo del Regno di Sardegna incaricò Agostino Chiodo, all'epoca direttore delle fortificazioni di Genova, di ingrandire la fabbrica delle polveri, creando una grande caserma nella quale si insediò il comando della direzione tecnica d'artiglieria.

A quell'epoca nei pressi della fabbrica sorgeva, sin dal 1593, un forno che produceva delle fette biscottate dolci molto apprezzate, che in seguito, con il nome di biscotti del Lagaccio, sarebbero state prodotte da numerosi biscottifici di Genova e del Basso Piemonte. La fabbrica si è successivamente spostata nel lato nord del monte Righi.

Intorno alla metà dell'Ottocento, in via del Lagaccio fu anche costruito un macello, attivo fino agli anni venti del Novecento. Sempre nello stesso periodo il torrente venne canalizzato e coperto e lungo la nuova via del Lagaccio, realizzata sulla copertura del torrente in uscita dal lago, furono costruiti i primi insediamenti abitativi di carattere popolare, come il caseggiato per sfrattati voluto dalla Duchessa di Galliera, composto da un doppio corpo edilizio con un cortile interno cinto da una robusta cancellata che veniva chiusa la notte. Questi edifici hanno un fregio di archetti ciechi in stile neogotico che corre tutto attorno ai palazzoni ad alveare e un portale sempre neogotico ad arco a sesto acuto. Altri due edifici di questo tipo, perfettamente identici l'uno all'altro, si trovano uno in via della Fenice, nel quartiere di S. Fruttuoso, all'inizio della Val Bisagno, e l'altro in via Venezia nel quartiere di San Teodoro.

Novecento

Mentre andava ampliandosi il vicino quartiere di Oregina, l'urbanizzazione della parte bassa della valle del Lagaccio proseguì nei primi decenni del Novecento con tipologie abitative di tipo popolare. Per far fronte alla crescita della popolazione nel 1925 fu costruita la Chiesa di San Giuseppe.

Durante la seconda guerra mondiale, nei giorni precedenti la liberazione di Genova, le alture del Lagaccio furono teatro di combattimenti tra formazioni partigiane e i soldati tedeschi asserragliati nella postazione d'artiglieria di Monte Moro. I partigiani ebbero la meglio, smantellando il pericoloso punto di fuoco che dominava la città.

 

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