Foce

La Foce era un antichissimo borgo sorto sulle pendici rocciose del promontorio che delimitava a ponente la collina di Albaro, abitato da pescatori e contadini che per secoli hanno rifornito con i loro prodotti i mercati di Genova. L’abitato si estese successivamente anche alla base della collina, nella piana sulla sponda orientale del Bisagno, conservando tuttavia le caratteristiche di un piccolo borgo di pescatori.

Il lazzaretto

Nel XV secolo nella piana sulla sponda sinistra del Bisagno fu edificato un lazzaretto per l’isolamento e il ricovero dei malati contagiosi e dei passeggeri delle navi giunti in porto e soggetti a quarantena, soprattutto in occasione di epidemie di peste. L'imponente edificio, ampliato all'inizio del XVI secolo per iniziativa di Ettore Vernazza e con il contributo del doge Ottaviano Fregoso, più volte modificato, svolse la sua funzione fino alla metà dell’Ottocento.

Durante l'epidemia di peste che colpì Genova negli anni 1656-1657, il frate cappuccino sestrese padre Antero Maria Micone scrisse nel suo libro Li lazzaretti della città e riviere di Genova del 1657 del contagio e del lazzaretto, immortalato anche sulla tela dal pittore Domenico Fiasella.

Nel Settecento fu ospitato nel lazzaretto anche il filosofo francese Jean-Jacques Rousseau che accennò alla sua drammatica esperienza in un brano de Le confessioni.

Con gli sviluppi della medicina, a metà dell’Ottocento le funzioni del lazzaretto furono trasferite al nuovo ospedale di Pammatone; l’edificio fu demolito, consentendo l’ampliamento del cantiere navale già da tempo esistente sulla spiaggia della Foce.

Il cantiere navale

Da secoli sulla spiaggia della Foce venivano costruite navi, in piccoli cantieri artigiani. Il cantiere della Foce ebbe un notevole impulso all’inizio dell’Ottocento, nel periodo della Repubblica Ligure napoleonica. Le prime navi varate in quel cantiere furono la fregata "L’Incorruptible" e il brick "Le Cyclope" (16 novembre 1804), a cui seguì la fregata “La Pomone”, varata nel marzo 1805.

Ma fu solo dopo l’annessione della Liguria al regno sabaudo che ebbe inizio una vera e propria fase di sviluppo. Il Regno di Sardegna, dopo aver acquisito questo importante sbocco al mare (in precedenza disponeva solo del piccolo porto di Villefranche, nella contea di Nizza) stabilì a Genova la sede della propria flotta e il cantiere della Foce fu destinato alla costruzione delle nuove navi militari. Il cantiere, ampliato su parte dell’area del soppresso lazzaretto, si estendeva su circa 70.000 m² sulla sponda sinistra alla foce del Bisagno; di proprietà municipale, fu dato in gestione prima ai fratelli Westermann, poi ai fratelli Orlando, siciliani trapiantati a Genova (durante la loro gestione, nel 1862, fu impostato l'avviso a elica "Vedetta", primo piroscafo militare con scafo in ferro costruito in Italia, varato nel 1866).

Nel 1865 alla famiglia Orlando nella gestione del cantiere subentrò l’imprenditore Enrico Cravero, che lo tenne fino al 1890 e successivamente la società Nicolò Odero & C., già proprietaria del cantiere di Sestri Ponente. Durante la gestione Odero furono costruite grandi navi civili e militari, tra le quali il transatlantico “Re Vittorio” (1907) e la corazzata “Leonardo da Vinci” (1911). Il cantiere cessò l’attività nel 1930, l’ultima unità costruita fu l'incrociatore Almirante Brown, commissionato dalla marina argentina, varato il 28 settembre 1929. Il posto dei cantieri venne occupato, per un breve periodo, dal Villaggio Balneare, sede di numerosi eventi fieristici, prima di lasciare spazio all'espansione urbanistica della città.

La Foce e la spedizione dei Mille

Una targa in marmo oggi affissa sulla facciata della “Casa dei Pescatori”, rivendica al quartiere della Foce di essere stato uno dei luoghi di partenza di una parte dei volontari garibaldini che parteciparono alla Spedizione dei Mille:

"OR FANNO CINQUANTA ANNI / IN UNA NOTTE DI STELLE / TREPIDA PER MILLE PALPITI / DI UMILI EROI / I BURCHIELLI DEI NOSTRI AVI / ACCOGLIEVANO / SOLDATI GARIBALDINI / VOGANDO VERSO LE LEGGENDARIE NAVI / SACRE NEI SECOLI. * 5 MAGGIO 1910, LA SOCIETA DEI PESCATORI DELLA FOCE / MEMORE FIDENTE / NEI DESTINI D'ITALIA / POSE”

Il fatto è così documentato dallo storico emiliano Francesco Bertolini (1836-1909):

« Allo spuntare dell’alba del 6 maggio, la legione garibaldina, composta di 1085 volontari, s’imbarcò su due piroscafi mercantili, parte alla Foce, e parte alla spiaggia di Quarto. »

(Francesco Bertolini, "Storia del Risorgimento Italiano", Fratelli Treves, Milano, 1890)

Maggiori dettagli su questi avvenimenti sono riportati dallo storico veronese Osvaldo Perini nel volume “La spedizione dei Mille, storia documentata della liberazione della Bassa Italia”.

L’annessione a Genova

Sino al 1873, la Foce costituiva un Comune a sé. Nel 1873, con un Regio Decreto, il Comune di Genova si espandeva oltre il confine del Bisagno, inglobando, oltre alla Foce, i comuni di San Francesco d'Albaro, San Martino, Staglieno, Marassi e San Fruttuoso, e dando avvio ad un’espansione urbanistica che avrebbe radicalmente cambiato il volto di quei quartieri.

L'espansione urbanistica del Novecento

Dopo che il comune era stato aggregato a quello di Genova la piana retrostante il vecchio borgo e i cantieri era stato urbanizzato, realizzando un quartiere residenziale signorile, con struttura viaria a scacchiera, formata da lunghe strade ortogonali (Corso Torino, Via Giuseppe Casaregis, Corso Buenos Aires e Via C. Barabino).

A partire dal 1929 furono avviati i lavori per la copertura del tratto finale del Bisagno, con la conseguente eliminazione dei due ponti sul Bisagno: il Ponte Pila (naturale collegamento tra Corso Buenos Aires e Via XX Settembre) e Ponte Bezzecca, prolungamento di Via C. Barabino.

Sulla copertura del Bisagno fu aperta l’importante arteria viaria che collega la Foce con la zona di Brignole, oggi intitolata alla Brigata Bisagno e alle Brigate partigiane.

Negli anni '30 del Novecento, dopo la chiusura del cantiere, sull’area di questo furono create nuove vie e piazze, dove si tennero manifestazioni fieristiche e spettacoli teatrali.

Nel 1936 sulla sponda destra del Bisagno, ormai coperto, fu costruita la “Casa dei Pescatori”, complesso edilizio destinato ad ospitare la popolazione dell’antico borgo posto sotto la chiesa di San Pietro, demolito per far posto ai moderni insediamenti residenziali e alle nuove strade.

Il poco di antico sopravvissuto all’espansione edilizia degli anni ’30 andò definitivamente perduto a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, che distrussero anche la chiesa di S. Pietro.

Di particolare interesse

Chiesa dei Santi Pietro e Bernardo alla Foce.

Chiesa di Nostra Signora Assunta e Santa Zita.

Chiesa di Nostra Signora del Rimedio.

Chiesa di Santa Maria dei Servi

Fiera di Genova

 
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