La Classe
Un giovane professore catapultato in una classe molto problematica combatte ignoranza, paura, violenza e pregiudizio, facendo appello alla tolleranza.
Una qualsiasi periferia europea, al confine tra benessere e disagio sociale, liminare a un enorme campo profughi chiamato, significativamente, “Zoo”. Una scuola, un istituto specializzato in corsi professionali, abitata da studenti che vivono e incarnano le tensioni e le marginalità del nostro tempo. Un laureato in Storia, assunto come “Professore Potenziato”: è uno straniero di terza generazione al suo primo incarico ufficiale. Il suo compito è tenere un corso di recupero pomeridiano a sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Il Preside è chiaro: il corso non ha rilevanza didattica, serve solo a dar crediti agli studenti che, nell’interesse della scuola, devono finire l’obbligo scolastico e diplomarsi (dunque andarsene) il prima possibile. La scuola, le strutture, gli studenti, i docenti, sono lo specchio significativo, distorto e veritiero, della depressione economica e sociale di quella città.
Ecco gli elementi per accedere a La classe, tagliente opera firmata da Vincenzo Manna e diretta da Giuseppe Marini. Uno spettacolo di rara densità, asciutto e teso, livido e commovente. C’è una possibilità di riscatto per gli studenti, forse per quel mondo. Il professore (un intenso Claudio Casadio) ci proverà. Ma, tra mille difficoltà, l’esito non è scontato…
Il progetto La classe vede la sinergia di soggetti operanti nei settori della ricerca, della formazione, della psichiatria sociale, della produzione di spettacoli dal vivo e ha preso le mosse da una ricerca basata su circa 2.000 interviste a giovani tra i 16 e i 19 anni, sulla loro relazione con gli altri, intesi anche come diversi, e sul loro rapporto con il tempo, visto come capacità di legare il presente a un passato anche remoto e a un futuro non prossimo. Per fare di questo lavoro qualcosa di più di uno spettacolo
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