Un faro abbandonato, un’isola circondata dal mare: un vecchio e una vecchia attendono in una grande sala gli ospiti per una conferenza, una cerimonia sontuosa per accogliere un oratore e il suo messaggio fondamentale. Sono marito e moglie, e goffamente rivelano la loro piccola realtà: illusioni, delirio, fallimento, ma soprattutto un grande silenzio, una mancanza di interlocutori così come di comunicazione. Ma comunicare cosa?
Nel suo intenso percorso artistico Valerio Binasco affronta per la seconda volta il teatro di Eugène Ionesco con Le sedie, un classico che demolisce tutte le convenzioni su cui si basa la quotidianità, il vivere comune. I personaggi e le situazioni della pièce, che debuttò nell’ormai lontano 1952 al Théâtre Lancry di Parigi, prendono vita e concretezza, fino a splendere come specchi irriverenti di una possibile quotidianità. E sono quanto mai reali e riconoscibili, pur stregati nel loro grottesco volto: pregiudizi e luoghi comuni, aspirazioni e frustrazioni, sogni e disincanti, tutto si mescola in questa sala stracolma di sedie. In scena, gli ottimi Michele Di Mauro e Federica Fracassi danno vita a una commedia i cui tratti grotteschi si dissolvono in un vuoto carico di parole che via via perdono senso, in una dimensione narrativa che, liberata dai manierismi del tempo, sa parlare direttamente al nostro disarmante presente.
Afferma Binasco: «È un grande vuoto quello che risuona intorno ai due anziani, circondati da una ressa di figure inesistenti, sedie che si accatastano, rumori di sottofondo, senza che nulla avvenga realmente, perché in questa farsa tragica, dove si ride con angoscia, il nodo centrale è esorcizzare la paura, la disperazione». Eugène Ionesco, padre del cosiddetto “Teatro dell’assurdo”, sembra più reale che mai
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