Libertà, repressione, lealtà, tradimento, adolescenza. Sono i temi trattati dal nuovo spettacolo di Elena Dragonetti, che si ispira molto liberamente al film Swing Kids di Thomas Carter (1993). Siamo ad Amburgo, negli anni Trenta. Un gruppo di ragazzi si incontra clandestinamente di notte per ballare lo swing, osteggiato dall’ideologia nazista insieme a tutto ciò che proveniva dagli Stati Uniti, come i dischi di Benny Goodman o Count Basie.
Tra di loro c’è Peter, il cui padre, un famoso violinista, è stato ucciso per le sue idee politiche; Thomas, figlio di un ricco imprenditore; Arvid, un ebreo claudicante, chitarrista abilissimo e collezionista di dischi di swing; Greta, che proviene da una famiglia filo-nazista, ed Edda, che si è unita al gruppo da poco. Abbigliamento all’inglese, capelli lunghi, gli Swing Kids sono realmente esistiti. Avevano creato uno stile di vita antagonista a quello della Gioventù hitleriana e attraverso il ballo esprimevano la distanza dalle forme egemoniche di controllo sociale in atto, l’insofferenza per un potere che legiferava anche sul concetto di piacere. Attraverso il ballo tornavano ad essere individui in un sistema politico e culturale che aspirava alla distruzione delle pulsioni individuali. Con l’inizio della guerra la repressione della “musica degenerata” e della Swing Jugend si fece violenta. Travolti dal precipitare degli eventi, il gruppo di amici al centro dello spettacolo sarà spazzato via e alcuni si ritroveranno l’uno contro l’altro.
Swing Heil! – che è il motto dei ragazzi in aperta derisione dello Sieg Heil nazista – è la storia della follia di un’epoca e della magia di una musica. In scena, a fianco di due attori professionisti ci saranno una quindicina di adolescenti per i quali lo spettacolo, cantato e ballato come un musical, rappresenterà l’esito finale di un laboratorio condotto nei mesi precedenti al debutto.
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