Luogo: Teatro Eleonora Duse
Giorgio Gaber, il signor G. Chissà come avrebbe cantato questo presente confuso, con quanta ironica e ribollente causticità avrebbe fotografato la nostra vita. Gaber è stato un osservatore acuto, un sismografo sensibilissimo della crisi individuale e collettiva. Lo aveva mostrato bene, con quell’album – diventato come sempre anche spettacolo – registrato nel 1973, che aveva il titolo emblematico di Far finta di essere sani, scritto come d’abitudine assieme al compagno di avventure Sandro Luporini. Ora quel lavoro torna in scena, con l’adattamento e la regia di Emilio Russo.
Spiega il regista: «Sono passati quasi 50 anni, sono tanti. Stupisce e rincuora il fatto che Gaber sia riuscito ad anticipare i tempi. A scrivere la storia prim’ancora che questa fosse presente: del resto lui era capace di raccontare la realtà come pochi al mondo, ma – allo stesso tempo – di andare oltre. In Far finta di essere sani tutto questo è ancora più evidente, seguendo il filo rosso di canzoni e monologhi dalla tematica certa e forte e ci piace molto l’idea e la possibilità di raccontarlo oggi. Il tema che già trapelava negli spettacoli precedenti è quasi esclusivamente quello dell’“interezza”. L’analisi, anche se alleggerita dall’ironia, può sembrare pessimistica ma suggerisce la possibilità di abbracciare le più grosse realtà sociali partendo da sé stessi. Gaber e Luporini sottolineano una certa incapacità di far convergere gli ideali con il vivere quotidiano, il personale con il politico. Il “signor G” vive, nello stesso momento, la voglia di essere una cosa e l’impossibilità di esserla. È forte, molto forte lo slancio utopistico».
In scena, la cantautrice e compositrice Andrea Mirò, l’attore Andrea Ballardini e i Musica da Ripostiglio
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