Accabadora

dal romanzo di Michela Murgia

La voce libera e attenta di una scrittrice come Michela Murgia, il suo sguardo al passato, alla tradizione, il suo confronto con la terra d’origine – quella Sardegna amata visceralmente e conflittualmente – si riverbera in uno dei suoi primi romanzi, Accabadora, opera di grandissimo successo, premio Viareggio 2010.

Accabadora è una storia antica e attualissima, che mescola sapientemente memoria e invenzione, magia e realtà. Murgia racconta una vicenda ambientata in un immaginario paesino della Sardegna, dove la piccola Maria, una bambina di sei anni, viene affidata alla “Tzia” Bonaria Urrai, una sarta che vive sola e che fa l’accabadora, appunto. La parola della Limba, la lingua sarda, è d’origine spagnola e indica chi aiuta le persone in fin di vita a morire. Quando Maria scoprirà la verità su questa misteriosa e potente “zia”, fugge dalla Sardegna, salvo poi dover tornare e fare i conti con il proprio passato.

La versione teatrale del romanzo è stata scritta dalla drammaturga Carlotta Corradi, su invito della regista Veronica Cruciani che racconta: «Da subito ho immaginato il dialogo tra Maria e Tzia Bonaria come un dialogo interiore, tra sé e sé. Per questo ho voluto realizzare uno spazio astratto, mentale, nel quale Maria cerca di rielaborare la morte della madre adottiva. Ed è qui il conflitto tra le due anime della ragazza: la parte rimasta bambina e la parte che deve diventare adulta». È un’attrice del calibro di Anna Della Rosa ad interpretare questo potente personaggio, scaturito dalla penna inquieta di Michela Murgia, cui il Teatro Nazionale di Genova vuole rendere omaggio