San Teodoro
Il nucleo più antico del sestiere di S. Teodoro, le cui prime notizie documentate risalgono all'XI secolo, si era formato nella zona di Fassolo intorno alla chiesa dedicata al santo martire Teodoro di Amasea, che alla fine del XII secolo fu affidata dall'arcivescovo di Genova ai Canonici Regolari Mortariensi.
Il borgo, esterno alle mura cittadine ed allora abitato da poche famiglie di pescatori, veniva configurandosi come centro di via lungo le mulattiere che da Genova, attraverso la val Polcevera si dirigevano verso il ponente e l'entroterra. Nel 1132 sulla collina di Promontorio, a ponente del borgo, sorse l'abbazia di S. Benigno con l'annesso ospitale per viandanti, pochi anni più tardi fu costruito l'ospedale di S. Lazzaro con il ricovero per gli infermi e nel XV secolo il convento di S. Maria degli Angeli, anch'esso con annesso ospitale.
Nel 1350 fu completato l'ampliamento delle mura verso ponente: la nuova cinta muraria, con la Porta di S. Tommaso, arrivò alle soglie del borgo. Alla metà del XII secolo era stata costruita sul promontorio che chiudeva a ponente l'insenatura del porto la prima torre di segnalazione, che con le successive trasformazioni sarebbe divenuta l'attuale Lanterna. Nel 1507, durante la dominazione francese, ai suoi piedi fu costruita la "Briglia", una fortezza che dominava il porto, con cannoni puntati sulla città, espugnata e distrutta dai genovesi nel 1514 dopo due anni di assedio. In questa circostanza la primitiva Lanterna subì gravi danni e fu ricostruita nella forma attuale nel 1543.
Nel 1530 Andrea Doria fece costruire nella zona di Fassolo, appena all'esterno della cinta muraria, il suo palazzo, nel quale ospitò ambasciatori e capi di stato, tra i quali l'imperatore Carlo V.
Nel XVI secolo alle pendici della collina fu costruito dalla famiglia Di Negro il palazzo detto "lo Scoglietto", oggi conosciuto come villa Rosazza, all'epoca affacciato sul mare e con un grande parco sul colle retrostante.
Tra il 1626 e il 1632, con la costruzione delle "Mura Nuove" lungo il crinale che divide l'area genovese dalla Val Polcevera, tutta la zona fu inglobata all'interno della cinta difensiva; S. Teodoro e San Vincenzo (altra zona cittadina inglobata nella cerchia delle mura), furono annoverati tra i sestieri cittadini, andando ad aggiungersi ai quattro sestieri storici.
Secondo la descrizione che ne ha dato Goffredo Casalis nel Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, pubblicato a Torino nel 1840, il sestiere comprendeva, al pari di quello di S. Vincenzo, il territorio compreso fra la quarta e l'ultima cinta delle mura. Posto all'estremità occidentale, si congiungeva al sestiere di San Vincenzo in corrispondenza della cima del monte Peralto, sul quale è situato il Forte Sperone, punto culminante delle Mura Nuove. Il confine tra i due sestieri era delimitato dal fossato di Sant'Ugo.
A completamento della nuova cerchia di mura anche la scogliera antistante il borgo di Fassolo fu chiusa da un muraglione, sul quale fu collocata una batteria di cannoni.
L'Ottocento fu un secolo denso di avvenimenti per la vita del quartiere: nel 1815, la strada che costeggiava il porto, l'attuale via Milano, fu resa carrozzabile sotto la direzione dell'architetto Carlo Barabino, tra il 1840 e il 1853 fu costruita la linea ferroviaria Genova-Torino, che attraversava, con un lungo tratto sopraelevato, l'intera zona di Fassolo, con pesanti ripercussioni sulle strutture residenziali. Oltre a parte dei giardini delle ville signorili dovettero essere sacrificati anche la chiesa di S. Lazzaro con l'annesso ospedale e l'oratorio di N.S. del Rosario (poi ricostruito in altro sito più a monte). La stessa Chiesa San Teodoro venne a trovarsi in una situazione di precarietà, stretta tra la nuova viabilità e le infrastrutture portuali, anch'esse in fase di espansione, e sarebbe stata poi demolita nel 1870.
Le vicende urbanistiche dell'Ottocento portarono alla scomparsa di alcuni secolari edifici del quartiere; oltre alla Chiesa San Teodoro ed il vicino oratorio, furono demolite la storica abbazia di S. Benigno e l'ospedale medioevale di S. Lazzaro.
Abbazia di San Benigno. La chiesa intitolata al santo martire S. Benigno, con l'annesso monastero dei benedettini era stata costruita nel XII secolo. Il complesso, comprendente anche un ospitale per viandanti, fu attivo per quasi sette secoli. Dapprima inglobato nelle "Mura Nuove" seicentesche, fu poi chiuso definitivamente nel 1798 per le leggi di soppressione napoleoniche ed utilizzato come caserma e magazzino dall'esercito sabaudo. Intorno al 1850 quanto restava del complesso fu demolito per costruire le due grandi caserme.
Ospedale di San Lazzaro. Sempre nel XII secolo, nei pressi della foce del rio S. Lazzaro, all'inizio della salita degli Angeli era stato costruito un ricovero per gli infermi, con annessa una chiesa dedicata a San Lazzaro. L'istituto funzionò per ben sette secoli, fino a quando, alla metà dell'Ottocento, fu demolito per la costruzione della ferrovia. Ritenuto uno dei più antichi lazzaretti in Italia, secondo solo a quello di Milano, fu fondato nel 1150 da un certo Buonmartino e nei secoli, grazie al sostegno di numerosi benefattori, offrì agli ammalati più poveri, inizialmente solo lebbrosi e in seguito infermi di ogni specie, un rifugio sicuro in cui trovare ospitalità. L'ospedale nel 1662 fu aggregato all'Albergo dei Poveri che lo amministrò fino alla metà dell'Ottocento, quando il complesso fu demolito per la costruzione della ferrovia. Intorno al 1845 per il mantenimento dell'ospedale venivano stanziate annualmente 4000 lire. Sotto al pavimento della chiesa di San Lazzaro si trovava una seconda chiesa sotterranea; undici colonne ne sostenevano la volta, che costituiva il pavimento della chiesa superiore. Queste colonne non erano tutte uguali, sia per la forma che per il tipo di marmo, probabilmente per il riutilizzo di materiali di epoca alto medioevale provenienti da edifici distrutti.
Il 5 aprile 1849, durante l'insurrezione di Genova contro il governo sabaudo, il generale Alfonso La Marmora fece bombardare la città dal piazzale antistante la ormai sconsacrata abbazia di S. Benigno; repressa l'insurrezione, fu lo stesso La Marmora a suggerire il potenziamento del sito, per prevenire nuove sommosse. Fu così che, negli anni successivi, demolita l'antica abbazia, furono costruite le due caserme, scomparse nel secolo successivo con lo sbancamento dell'intero colle. I due edifici, denominati "Caserma Inferiore S. Benigno" e "Caserma Superiore S. Benigno", in relazione alla reciproca posizione, erano due grandi edifici di cinque piani, lunghi 160 m, e potevano ospitare circa 1200 soldati ciascuna.
Intorno al 1870 nella zona portuale furono costruiti i nuovi Magazzini Generali, per la cui realizzazione fu demolita la chiesa di San Teodoro, al posto della quale ne fu eretta una nuova all'inizio di via Venezia; pochi anni dopo, nel 1876 lungo la via San Teodoro (attuale via Milano) fu ricavato un grande terrazzo affacciato sul porto, adorno di ringhiere in ghisa e illuminato con fanali a gas, che divenne un luogo frequentato per passeggiate e manifestazioni. Le terrazze scomparvero anch'esse negli anni venti del Novecento per lasciare spazio all'ampliamento di via Milano e via Buozzi.
Nella seconda metà del secolo il quartiere, al pari di altri, subì grandi cambiamenti sotto l'aspetto urbanistico, con un grande incremento della popolazione e l'inizio dello sviluppo edilizio residenziale nella zona collinare, che sarebbe proseguito in modo massiccio nei primi decenni del Novecento, accompagnato da insediamenti di servizi legati soprattutto, ma non solo, alle attività portuali; tra queste, la fabbrica del ghiaccio della S.A. I.G. costruita nel 1887 in piazza Sopranis, attiva fino al secondo dopoguerra, quando con la diffusione dei frigoriferi nelle case venne meno la domanda. La fabbrica fu chiusa definitivamente nel 1984. Oggi al suo posto sorge un moderno condominio.
A servizio degli insediamenti militari, nella zona di via Milano sorgeva il grande ospedale militare della Chiappella, creato nel 1801 dalla trasformazione di un convento del XVII secolo soppresso dalle leggi napoleoniche. L'ospedale fu attivo fino alla seconda guerra mondiale quando fu distrutto da bombardamenti aeronavali.
Sul piano dell'assetto urbanistico nel nuovo secolo una serie di importanti avvenimenti modificarono profondamente l'area più occidentale del quartiere. Per la mutata situazione politica internazionale e l'avvento di nuove tecnologie in campo bellico nel 1914 fu decisa la dismissione della struttura difensiva della città, comprese le mura e le caserme incombenti sul quartiere.
Nel 1926 l'ampliamento del comune di Genova con l'annessione dei comuni limitrofi e la contemporanea decisione di ampliare il porto a ponente della Lanterna resero necessario migliorare la viabilità, creando nuove strade di raccordo tra il porto, la città e la costruenda "Camionale", nonché spazi a terra a servizio delle attività portuali.
Fu così deciso di spianare il colle di S. Benigno con tutte le dismesse infrastrutture militari. Negli spazi creati sorsero capannoni e magazzini a servizio del porto e fu aperta la nuova "via di Francia", che consentiva un comodo collegamento a ponente evitando la strozzatura della Lanterna. I materiali ricavati dalla demolizione furono utilizzati per i riempimenti necessari alla costruzione dei nuovi moli davanti a Sampierdarena. Sempre in quel periodo furono costruite due importanti infrastrutture legate al traffico passeggeri, la grandiosa Stazione Marittima di Ponte dei Mille, costruita tra il 1926 e il 1930 (approdo allora dei transatlantici di linea ed oggi delle navi da crociera), e quella di Ponte Andrea Doria, costruita nel 1932 e ricostruita nel 1950.
Di particolare interesse
Museo della Lanterna
Chiesa di San Rocco sopra Principe
Chiesa di San Benedetto al Porto
Chiesa di Santa Maria di Granarolo
Chiesa di San Marcellino
Chiesa di Santa Maria della Vittoria
Santuario di San Francesco da Paola
Chiesa di San Vincenzo de' Paoli