Dalla galea al dominio dei mari, la storia conservata al Galata Museo

Nel corso dell’XI e soprattutto XII secolo Genova acquisisce sempre più consapevolezza. La città è forte, prosperosa, autonoma e può contare sul suo maggiore punto di forza: la flotta marittima.

Dopo le spedizioni della Prima Crociata, i genovesi hanno acquisito maggiore competenza nel campo della navigazione. Riuscirono a primeggiare sulle rivali Pisa e Amalfi e contrastarono la minaccia di Federico Barbarossa di Svevia. Adesso la città è anche al centro della tratta degli schiavi nel Mediterraneo e l’unica che sembra riuscire ancora a tenerle testa è Venezia.

Genova è da sempre protagonista della vita marittima del Mediterraneo. Inizialmente come principali imbarcazioni vi erano le galee: utilizzate per oltre tremila anni, cominceranno ad essere sostituite dai velieri solo nel XVII secolo. La galea era un tipo di nave molto semplice e pratico, adatta sia al commercio sia alle spedizioni militari. Originaria probabilmente dal modello greco descritto da Omero nell’Iliade e l’Odissea, le sue antenate potrebbero essere la Pentecontera greca, la Liburna romana oppure il Dromone bizantino. Il termine “galera”, uno storpiamento toscano del veneziano “galea” o “garea” in genovese, deriva in realtà dal greco e significa “squalo”. Questo perché la forma sottile della galea era proprio simile a quella del pesce. La galea sottile era principalmente destinata all’ambito militare, mentre la galea grossa era un modello ibrido: adatto sia al commercio sia alle spedizioni. Era un tipo di nave diffusa principalmente nel Mediterraneo; i paesi nordici invece adottarono anzitempo la forma del galeone, un’imbarcazione certamente più adatta per affrontare lunghi viaggi, anche transoceanici. Nel XVII, nel Mediterraneo, la galea era ancora l’imbarcazione più utilizzata. La nave aveva due timoni posteriori laterali, simili a grossi remi di poppa, una grande vela triangolare e un numero variabile di banchi di voga. Alle origini pare che i remi e i rematori fossero disposti due per banco, con voga alla sensile, cioè ogni vogatore manovrava un solo remo, perciò su ogni banco vi erano solo due rematori. Per tale funzione era necessaria una assoluta coordinazione e un elevatissimo livello di allenamento per dare ai remi la giusta cadenza di voga. Man mano che aumentarono le dimensioni delle galee, i vogatori divennero tre per banco con un remo ciascuno

La forza di queste imbarcazioni era tutta sui remi dell’equipaggio, numeroso e spesso formato da prigionieri o ex galeotti. Le armi di queste navi si trovavano negli speroni, da cui si lanciava un legno non combustibile rivestito in cuoio e con una trave di ferro all’interno, ideale per abbattere mura nemiche. Oppure vi era il Fuoco Greco: un vaso riempito di zolfo, carbone e salnitro da lanciare a mano contro i nemici. Tecnica tipicamente utilizzata dai bizantini e arma vincente sul campo di battaglia, perché l’incendio sviluppato da quest’arma non solo non poteva spegnersi con l’acqua, ma anzi si rinnovava ancora di più. Poi vi è il lancio delle pietre che avveniva tramite catapulte e balestre, infine era diffuso l’uso di liquidi bollenti da gettare sui nemici, come olio, pece, calce viva e sapone liquido.

 

Arrivo di navi nel porto di Genova. Si nota la struttura delle galee probabilmente commerciali.

 

 

Modellino galea

Una battaglia navale rimasta negli Annali della storia cittadina è la Battaglia della Meloria, combattuta tra Genova e Pisa. La flotta genovese composta da 93 navi fu guidata da Oberto Doria e Benedetto Zaccaria, mentre quella pisana di 72 navi da Alberto Morosini e Ugolino della Gherardesca. Genova riuscì ad affondare 7 navi pisane e conquistarne 30. Questa vittoria, datata 1283 segnò il controllo commerciale di Genova sulla Corsica, e l’annullamento di Pisa come rivale marittima. In preparazione di questa battaglia Genova costruì ben 120 galee. Da questo successo i commerci dei genovesi si spinsero sempre più a sud, arrivando a costituire importanti basi commerciali nei regni nordafricani musulmani.

Oggi la città di Genova racconta la sua lunghissima storia per mare nell’attrezzatissimo Galata Museo situato al Porto Antico. All’interno dell’edificio troviamo una fedele ricostruzione di una grande galea del 600, si ha la possibilità di consultare vecchie carte marittime e antichi strumenti di navigazione. Inoltre nel reparto destinato all’armeria sono presenti le attrezzature militari che erano necessarie all’equipaggio imbarcato. Il Museo è il più grande e moderno del Mediterraneo e si impegna a raccontare i protagonisti della vita per mare, le loro imbarcazioni e le imprese compiute. Partendo dalle origini arrivando agli anni della gloriosa Repubblica, dell’ammiraglio Andrea Doria, fino ai tempi più recenti. Il nome “Galata” fu scelto in memoria di uno storico quartiere ad Istanbul, sede di una delle più importanti comunità genovesi fino al XV secolo. La struttura su cui oggi sorge il museo fece parte dell’Arsenale, e qui vennero costruite numerose galee della Repubblica.

L’edificio, progettato dall’architetto Guillermo Vázquez Consuegra, ha l’intento di far comprendere al turista l’evoluzione del viaggio in mare nel corso dei secoli, come sono cambiate le tecniche, le attrezzature, le imbarcazioni e le armi. Per questo motivo il percorso si delinea su numerose sale interattive: molto suggestiva è quella dedicata al “Viaggio in America”. Caratteristica del museo è anche la possibilità di godere di un’esperienza in sottomarino, grazie al Sommergibile Nazario Sauro della Marina Militare ormeggiato accanto all’edificio dal 2010. 

Francesca Galleano

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