TRA I VIVI NON POSSO PIÚ STARE
Uno degli spettacoli cult di Teatro Cargo, da anni in cartellone.
Un evento in cui si fondono musica, teatro e arti visive: lo spettatore è completamente immerso in un ambiente dove rischia di farsi sopraffare dalle emozioni. Fuori da ogni retorica, questo evento affronta il tema dell’Olocausto con occhi contemporanei: inevitabile poiché lo spettacolo è stato il crogiuolo delle sensibilità di un ampio gruppo di giovani artisti provenienti da Conservatorio e Accademia, a confronto con professionisti più maturi, la regista e gli attori, tutti di ventennale esperienza. È uno spettacolo vivo. Come trattare oggi dell’Olocausto?
Noi, che siamo l’ultima generazione che ha avuto la possibilità di parlare con testimoni viventi abbiamo una responsabilità. La parola si ammutolisce o si trasforma in suono, immagine, silenzi, azione. Non si può rappresentare, ma solo far intuire il Male, farlo risuonare nell’intimo di ogni singolo spettatore. Anche per questo lo spettacolo è a numero limitato, per parlare a tu per tu con ciascuno. Dove sono i confini tra vittima e carnefice, tra umano e disumano? Come si esprime il controllo in un potere totalitario? Quanto siamo anestetizzati oggi dall’ipertrofica informazione e finzione della violenza? Quanto è banale il Male?
È più importante il profitto di un’intera nazione o una singola vita umana? La tragedia si esprime nella quantità delle vittime più che nella sopraffazione su un'unica persona? Si può trovare lenimento al dolore nella bellezza? La perfezione di un sistema può essere micidiale strumento di distruzione. Non sarà uno spettacolo da cui uscire a cuor leggero e probabilmente non si troverà catarsi dentro il teatro, ma solo in un’azione da compiere al di fuori del contesto artistico, ovvero nel quotidiano di ciascuno di noi.
Laura Sicignano
Per ricordare la deportazione del rabbino di Genova Riccardo Pacifici che nel 1943 si rifiutò di abbandonare la sinagoga e la sua comunità per finire ucciso ad Auschwitz.
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