Piove. Un uomo o una donna, poco importa. Un personaggio da osservare che prova a stare in piedi sotto l’acqua in una città sconosciuta. La città è un ring, un quadrato di creta, al contatto si modifica si scioglie. Una danza scomposta che è tutto un tentativo di raggiungere l’altro che non c’è. Perché?
Perché è un miraggio, un’immagine riflessa sulla vetrina, un ricordo, una voce dall’altra parte della strada.
Just before the forest è un lavoro sulla solitudine, il tentativo di orientarsi, di essere trovati. Un monologo fisico per rialzarsi dal fango e andare a cercare qualcuno a cui dire chi sei. La musica, creata dal vivo, è un tappeto sonoro che racconta, è parte attiva, accompagna il testo e a volte lo soffoca, lo copre, come una sirena o un abbaiare di cani troppo forte.
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