di Agota Kristòf
Essere primi o ultimi, nella società, è un fatto di predestinazione. John e Joeè "una specie di duetto", poetico e struggente. E comico, molto comico. È lirico, come le anime dei suoi personaggi, e clownesco, come sa esserlo il mondo, sedotto dagli affari. Con tenerezza, la penna intelligentissima di Agota Kristof ritrae i suoi clochard smontando nella loro metafora la serietà dell'economia mondiale. Una storia piccola e delicata sull'amicizia e sull'insensatezza del denaro che prende sostanza nell'affiatamento ventennale tra la regia di Valerio Binasco e le interpretazioni di Nicola Pannelli e Sergio Romano, applauditi quest'anno nel Bugiardo di Goldoni. Sono loro a impersonare la favola del denaro secondo due stralunati nullatenenti, i soli ad averla compresa.
Accanto ai romanzi, ai racconti, alla Trilogia della città di K. che l'hanno resa famosa, Kristof ha scritto anche una decina di pièce teatrali. Opere dalle quali sembrano uscire le figure che poi andranno a comporre la sua narrativa, tutta in francese: una lingua acquisita e adoperata con quello sforzo e quella concretezza scabra che è infine il tratto che ci fa amare la scrittura crudele dell'autrice nata in Ungheria, e scomparsa in Svizzera cinque anni fa. Breve duetto teatrale, poco più di 60 minuti, John e Joe è consegnato alla recitazione di due attori bravi, essenziali, come Sergio Romano e Nicola Pannelli. Senza buonismi, senza caricature, senza i clamori e i colori dello spettacolo, John e Joe è uno studio lieve, un apologo elementare sull'amicizia. Ma dire amici riesce solo a banalizzare quel che vive tra i due personaggi: un legame forte, che non si scioglie neanche quando il diavolo del denaro vorrà metterci la coda».
con Sergio Romano e Nicola Pannelli
regia di Valerio Binasco
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