Un padre e una serie di figli. Una riflessione sul valore della vita umana nella sua unicità, nella irripetibilità di ciascun uomo. Salter, un padre, e Bernard, un figlio, “giocano” una danza tra la vita e la morte, tra l’amore e l’odio, un gioco nel quale, davanti al fallimento, si può ricominciare.
«È cattivo il testo di Caryl Churchill, A number, violento. Sta tutto dentro i due uomini che forse sono tre o quattro, o anche di più: la scrittrice inglese analizza questa volta il tema dell’eugenetica, della replicabilità, della copia perfetta che può soddisfare oppure no. Appunto perché è soltanto una copia. Luca Mazzone affonda sempre di più il coltello nelle pieghe della sua maturità per affrontare questo testo – nell’ottima traduzione italiana di Monica Capuani – che porta in scena al Teatro Libero […]: un padre che, alla morte della moglie, non è in condizione di allevare il suo bambino; ma che qualche anno dopo, vuole gli sia data una seconda possibilità. […] Veramente bravi in scena, Giuseppe Pestillo e Massimo Rigo dividono il ruolo del padre e dei figli replicanti, tanto più surreali quanto drammaticamente possibili. E avviano un gioco infinito di schiaffi e carezze che Mazzone riesce a dosare con calma feroce, analizzando le diverse reazioni che ciascuno prova dinanzi all’inaspettato. Tantissimi applausi meritati».
Simonetta Trovato – Giornale di Sicilia
«Di fatale contemporaneità e d’oscuro futuro è il tema della clonazione umana, sul quale s’innestano antichi motivi, quali quelli dell’identità negata, della frantumazione della personalità, della responsabilità. È quanto sviluppa A number di Caryl Churchill, una delle più stimate drammaturghe britanniche, nella nitida messa in scena di Luca Mazzone (traduzione di Monica Capuani) al Teatro Libero, che lo produce. […] scena spoglia (solo una sedia), colori fondanti (bianco il pavimento, nero il fondale, essenziali i costumi di Lia Chiappara), parola regina (qui vivacemnte drammatizzata), conflitto tra due protagonisti (ben calibrati il tormentato Giuseppe Pestillo e il duttile Massimo Rigo)»
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