Preghiera in gennaio
“Lascia che sia fiorito, Signore, il suo sentiero”: storia di una preghiera per Luigi Tenco
“Sai, ad un certo punto non sai cosa fare per una persona che è morta, ti sembra quindi quasi di gratificarla andando al suo funerale, scrivendo – se sei capace di scrivere e se ne hai l’idea – qualcosa che lo gratifichi, che lo ricordi… forse è una forma… ma d’altra parte è umano, credo… non l’ho di certo scritta apposta perché la gente pensasse che io avevo scritto apposta una canzone per Luigi, tant’è vero che non c’era scritto assolutamente da nessuna parte che l’avevo composta per lui.”
Queste sono le parole con le quali Fabrizio De André parla di Preghiera in Gennaio, pubblicata nel 1967 in Volume I. La canzone è dedicata all’amico Luigi Tenco, anche se Faber non lo menziona direttamente nel testo. Tenco muore il 27 gennaio 1967 a Sanremo. Qui stava partecipando al diciassettesimo Festival di Saremo e insieme a Dalida aveva portato in gara la canzone Ciao amore, ciao. Il caso Tenco è inizialmente considerato come un suicidio anche perché era stato ritrovato un biglietto scritto dal cantante che recitava: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.” Il caso viene quindi velocemente archiviato ma negli anni Novanta si riaccende la polemica sull’argomento. Il caso viene riaperto e archiviato più volte, con conseguente riesumazione della salma. Tutt’ora resta un alone di mistero attorno alla vicenda, ma i famigliari affermano di reputare l’ipotesi del suicidio veritiera.
De André e Tenco erano molto amici, legati da una profonda stima reciproca, anche se De André evita di parlarne troppo, soprattutto dopo la morte dell’amico, per evitare che la vicenda venga commercializzata. Il critico musicale Cesare Romana racconta una vicenda relativa al funerale di Tenco: “Durante il tragitto a piedi, dietro il feretro, Fabrizio […] mi recitò in un orecchio i versi di ‘Preghiera in gennaio’ che aveva scritto durante la notte. Alla fine mi disse: ‘Se ti azzardi a far sapere che l’ho scritta per Luigi ti stacco le palle’. Non voleva che qualcuno equivocando scambiasse quell’estremo atto di affetto per una manovra commerciale”.
Il testo si ispira alla preghiera Prière pour aller au paradis avec les ânes del poeta francese Francis Jammes. De André si rivolge direttamente a Dio chiedendogli di accogliere l’amico, nonostante sia un suicida. Fa appello all’amore, all’Amore di Dio, quello con la A maiuscola. Si tratta di un Dio che ama i suoi figli, nonostante i loro sbagli, le loro debolezze, nonostante tutto. Andando avanti, l’autore si rivolge anche ai “Signori benpensanti”, a chi giudica senza sapere, o piuttosto senza capire: “Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia se in cielo, in mezzo ai Santi, Dio, fra le sue braccia, soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte”. Si parla di morte, certo, ma anche di fiducia nella misericordia e nel perdono senza fine e senza condizioni. De André mostra così una spiritualità personale e profonda, pur non dichiarandosi mai credente: “Io mi ritengo religioso e la mia religiosità consiste nel sentirmi parte di un tutto, anello di una catena che comprende tutto il creato”.
Chiara Risso
Seigneur, laisse fleurir son chemin : histoire d’une prière pour Luigi Tenco
“On le sait, on arrive au moment où on ne sait plus quoi faire pour une personne qui est morte, il te semble de lui faire plaisir si on va à ses funérailles, si on écrit – si on est en mesure de le faire et si on a les idées pour le faire – quelque chose qui puisse lui faire plaisir, garder son souvenir... peut-être il s’agit d’une forme... mais de l’autre côté c’est quelque chose d’humain, je pense... bien sûr je ne l’ai pas écrite exprès pour que les gens pensent que je l’avait faite pour Luigi, tant il est vrai que le fait que je l’avais écrite spécifiquement pour lui ne figurait nulle part.”
Celles-ci sont les paroles avec lesquelles Fabrizio De André parle de Preghiera in Gennaio, publiée en 1967 dans Volume I. La chanson est dédiée à son ami Luigi Tenco, même si Faber ne le mentionne pas directement dans le texte. Tenco meurt le 27 janvier 1967 à Sanremo. Ici, il était en train de participer au dix-septième Festival di Sanremo et, avec Dalida, il avait présenté au public la chanson Ciao amore, ciao. Le cas, appelé “caso Tenco”, est initialement considéré comme un suicide parce qu’on avait retrouvé une carte laissée par le chanteur : “J’ai aimé le public italien et j’ai inutilement dédié à ces personnes cinq années de ma vie. Je fais ça non pas parce que je suis fatigué de ma vie (c’est tout le contraire) mais plutôt comme acte de protestation envers un public qui envoie Io tu e le rose en finale et envers une commission qui sélectionne La rivoluzione. J’espère que cela pourra éclaircir les idées de quelqu’un. Salut. Luigi.” Le cas est donc rapidement classé mais pendant les années quatre-vingt-dix la polémique continue de secouer l’opinion publique. Le cas est classé et rouvert à plusieurs reprises, entraînant l’exhumation de la dépouille. Encore à présent il y a un halo de mystère autour de l’histoire, mais la famille considère vraie l’hypothèse du suicide.
De André et Tenco étaient de très bons amis et ils étaient lié par une grande estime réciproque, même si De André évite de trop en parler, surtout après la mort de son ami, pour éviter que cela puisse être commercialisée. Le critique musical Cesare Romana raconte une histoire par rapport aux funérailles de Tenco: “Pendant le trajet à pied, pour suivre le cercueil, Fabrizio […] chuchota à mon oreille les paroles de ‘Preghiera in gennaio’ qu’il avait écrit pendant la nuit. À la fin, il me dit : ‘Si jamais tu oses dire que je l’ai écrite pour Luigi, je t’arrache les couilles !’. Il ne voulait surtout pas que quelqu’un considérait cet extrême témoignage d’affection une manœuvre commerciale”.
Le texte est inspiré de la prière intitulée Prière pour aller au paradis avec les ânes, écrite par le poète français Francis Jammes. De André s’adresse directement à Dieu et lui demande d’accueillir son ami, même s’il s’est suicidé. Il fait appel à l’amour, à l’Amour de Dieu. Il s’agit d’un Dieu qui aime ses fils, malgré leurs erreurs, leurs faiblesses, malgré tout. Après, l’auteur s’adresse également au “seigneurs bien-pensants", à ceux qui critiquent sans savoir, ou plutôt sans comprendre : “Seigneurs bien‑pensants, j’espère que ça ne vous dérange pas si au ciel, avec les Saints, Dieu, entre ses bras, confortera les sanglots de ces lèvres pâles”. On nous parle de mort, bien sûr, mais également de confiance dans la miséricorde et dans le pardon sans fin et sans conditions. De André nous montre ainsi une spiritualité personnelle et profonde, même s’il ne se définit jamais croyant : “Je me considère religieux et ma religiosité consiste dans le sentiment d’être partie d’un tout, un maillon d’une chaîne qui contient toute la création”.
Chiara Risso
TESTO
Lascia che sia fiorito
Signore, il suo sentiero
Quando a te la sua anima
E al mondo la sua pelle
Dovrà riconsegnare
Quando verrà al tuo cielo
Là dove in pieno giorno
Risplendono le stelle
Quando attraverserà
L'ultimo vecchio ponte
Ai suicidi dirà
Baciandoli alla fronte
Venite in Paradiso
Là dove vado anch'io
Perché non c'è l'inferno
Nel mondo del buon Dio
Fate che giunga a Voi
Con le sue ossa stanche
Seguito da migliaia
Di quelle facce bianche
Fate che a voi ritorni
Fra i morti per oltraggio
Che al cielo ed alla terra
Mostrarono il coraggio
Signori benpensanti
Spero non vi dispiaccia
Se in cielo, in mezzo ai Santi
Dio, fra le sue braccia
Soffocherà il singhiozzo
Di quelle labbra smorte
Che all'odio e all'ignoranza
Preferirono la morte
Dio di misericordia
Il tuo bel Paradiso
L'hai fatto soprattutto
Per chi non ha sorriso
Per quelli che han vissuto
Con la coscienza pura
L'inferno esiste solo
Per chi ne ha paura
Meglio di lui nessuno
Mai ti potrà indicare
Gli errori di noi tutti
Che puoi e vuoi salvare
Ascolta la sua voce
Che ormai canta nel vento
Dio di misericordia
Vedrai, sarai contento
Dio di misericordia
Vedrai, sarai contento