A Genova il prezioso reperto: il Pallio di San Lorenzo

Gli antefatti

Con il Trattato del Ninfeo, stipulato il 13 marzo del 1261 fra Genova e Michele VIII Paleologo, furono poste le basi del futuro impero commerciale genovese nel Mar Nero.

In base a questo accordo Genova avrebbe messo a disposizione di Michele una flotta di 16 galee ed i relativi uomini armati affinché il sovrano potesse riconquistare Costantinopoli. La città, infatti, era stata perduta sessant’anni prima, durante la Quarta Crociata, quando Venezia, nella persona del suo Doge Enrico Dandolo, si fece promotrice della sua conquista nell’aprile del 1204 e della successiva nascita dell’Impero Latino d’Oriente. La continuità degli imperatori greco-bizantini fu mantenuta dai tre piccoli stati di Trebisonda, Epiro e Nicea e fu proprio l’erede di quest’ultimo, Michele Paleologo, che, con il contributo dei genovesi, avrebbe restaurato l’antico Impero Romano d’Oriente. Il Trattato del Ninfeo prevedeva che, in cambio del loro aiuto nell’impresa, i genovesi avrebbero ottenuto la signoria su Focea, il diritto di passaggio attraverso gli Stretti, la Crimea e la cacciata dei Veneziani dall’Impero. A luglio Costantinopoli fu riconquistata e Michele VIII onorò il patto concedendo tutti i privilegi in esso previsti. I Veneziani vennero banditi dalla città e Genova lavò l’onta di Acri del 1256 (un’altra storia che sarebbe interessante approfondire) distruggendo il loro palazzo. Da esso vennero asportate le teste di leone in pietra raffiguranti il loro santo protettore che, a guisa di trofeo, il 5 maggio 1262 furono collocate sulla facciata del palazzo del Capitano del Popolo, Guglielmo Boccanegra. Ma oltre a privilegi e trofei i genovesi recarono in città un dono speciale dell’Imperatore: due antichi teli ricamati detti “pepli” o “pallii” di cui, purtroppo, solo uno è giunto fino a noi: il Pallio di San Lorenzo.

Paola Spinola

Il Pallio

Il Pallio è un drappo medievale che venne regalato da Michele VIII Paleologo quale segno tangibile della sua riconoscenza nei confronti dei genovesi. Il tessuto arrivò a Genova e venne esposto nella cattedrale il giorno di Natale del 1261 e lì vi restò fino al 1663. Dal 2010 è invece collocato presso il museo di Sant’Agostino.

Il drappo misura 377 cm di lunghezza e 132 di altezza, sciamito di seta rossa – tessuto raro e preziosissimo - con ricami e filati raffiguranti venti scene di vita di Sisto, Lorenzo e Ippolito distribuite su due livelli orizzontali. Le scene sono accompagnate da una scritta in latino a caratteri gotici e vanno lette partendo dalla figura centrale di destra verso sinistra. Queste scene descrivono i momenti salienti della vita dei protagonisti fino alla morte. La parte centrale del drappo invece raffigura Michele VIII Paleologo che entra nella cattedrale di Genova.

Il Pallio rappresenta uno dei simboli più importanti della storia di Genova ed inoltre è uno dei tessuti medievali più rari al mondo, non solo per le sue straordinarie dimensioni ma anche per le capacità tecniche e figurative.

Per consentire al pubblico di ammirare un pezzo così raro, nel 2009 è stato oggetto di un intenso restauro presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che ha permesso così di ridare nuova vita al drappo.

Oggi è custodito al Museo di Sant’Agostino di Genova, una tappa imperdibile per chi vuole conoscere a fondo le origini antiche della città. Situato in piazza Sarzano, si trova nell’ex complesso dei frati Eremitani di Sant’Agostino, una delle parti più antiche del centro storico e risalenti al tredicesimo secolo.

L’area del museo ha due chiostri, uno a pianta triangolare risalente al tardo medioevo, l’altro a pianta quadrangolare risale invece al 600.

L’offerta del museo è prettamente scultorea, infatti è il più grande museo ligure di scultura, ospitando reperti del tardo medioevo fino a quelli di epoca più recente. Altro tratto caratteristico è il fatto di essere collocato su un complesso originario del 1260; questo permette di ampliare l’offerta e infatti il percorso museale è proprio affascinante grazie alla possibilità di passare e scovare residui di edifici religiosi medievali.

 

Museo di Sant’Agostino, Genova.

Per citare solo alcune delle opere più prestigiose conservate nel museo non possiamo non menzionare il monumento sepolcrale di Simone Boccanegra, il Monumento funebre a Margherita di Brabante, moglie di Enrico VII e morta a Genova nel 1311, opera commissionata al celebre Giovanni Pisano, Cena in casa di Simone di Manfredino da Pistoia e ovviamente il Pallio di San Lorenzo.

La visita al museo, può proseguire raggiungendo il celebre complesso di Santa Maria di Castello, le Mura del Barbarossa, con Porta Soprana e le torri di Sant’Andrea, arricchendo così un itinerario storico e culturale di grande spessore.

 

Francesca Galleano

 

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