Famiglia Doria: alle origini
La famiglia Doria o D’Oria dal XIII secolo ha un ruolo di importante influenza sulla vita cittadina. Storica famiglia patrizia riuscì a imporsi sul piano della vita economica e politica.
L’origine del nome è ancora incerta; potrebbe discendere dai figli di Ansaldo – visconte di Narbona e Oria De Volta, conosciuti nel 1050 ebbero un figlio, che venne soprannominato “Figlio d’Oria”. Oppure potrebbe richiamare a soprannomi derivanti da “de aurea” cioè “d’oro”, o derivare dal toponimo “Oria”, molto comune in Italia.
Nella foto lo Stemma famiglia Doria
I Doria sfruttarono da subito la loro posizione di prestigio inserendosi con capacità al centro della vita genovese. La prima esperienza politica targata “Doria” risale infatti al 1134 ad opera di Ansaldo che fu console e ambasciatore per il re di Sicilia, ma ricoprì anche l’incarico di comandante della flotta genovese nel 1148. Le sue imprese vennero narrate dall’annalista Paolo Interiano nelle “Istorie genovesi”, riferendosi appunto all’espansione urbanistica che la città stessa stava vivendo. Parlando di Ansaldo Doria l’autore fa una digressione riguardo l’origine della “chiarissima stirpe” della famiglia, che pare concordare con la prima ipotesi riguardo la discendenza. Interiano infatti affermò: “Essendo d’una madonna Oria di quei della Volta, che oggi sono Cattaneo uscito, il cui marito, per nome Arduino, dei Conti di Narbona. e dicono che un dì quelli volendo peregrinare in Jerusalem venne in Genova; e non sanno però il tempo determinato. Ed albergò in casa di una gentildonna, vedova della famiglia di quelli della Volta i quali poi furono nominati Cattaneo; e infermossi il gentiluomo in casa della vedova gravemente, e nella infermità fu servito con gran carità e molto umanamente sia dalla vedova sia da due sue figliole, una delle quali era nominata Orizia o sia Oria. Al ritorno poi che fece il gentiluomo sopradetto che si nominava Arduino, albergò di ritorno secondo il costume francese in casa della predetta vedova, e si maritò con Oria soprannominata. E andò in Narbona, e ottenne la porzione delle paterne sostanze, dopo tre anni ritornò in Genova e abitò in la regione, che oggi è nominata porta Oria, che a quel tempo era fuori città. E campò in quella contrada con gran spazio di terreno e vi fabbricò gran numero di case, forse più di duecento, come dicono gli antichi di casa D’Oria, le quali case per lungo tempo han pagato livello ai Nobili D’Oria. Ed Arduino dalla moglie ebbe quattro figlioli i quali universalmente erano chiamati figlioli d’Oria, ed uno di loro fu nominato Ansaldo, il quale come ho detto di sopra, è questo di cui parlano gli annali”.
Dal 1165 al 1188 Simone Doria venne eletto console per sei volte di seguito, guidando anche la flotta nell’assedio di San Giovanni d’Acri accanto a Riccardo Cuor di Leone. Tra il 1260 e il 1285 c’è un’altra figura di spicco: Oberto Doria, Capitano del Popolo che avviò il periodo della diarchia insieme a Spinola. Oberto riuscì a diventare anche Signore di Loano, ottenendo così un feudo per la famiglia che gli restò fino all’epoca napoleonica.
Tra la fine del ‘200 e i primi anni del ‘300 visse l’ammiraglio Lamba Doria, il più celebre dopo Andrea. Egli venne incaricato di guidare la flotta genovese nella celebre Battaglia di Curzola; riuscendo nell’intento e rientrando in patria da vincente. Tra i prigionieri della battaglia, oltre al noto Marco Polo, figurò anche Andrea Dandolo, ammiraglio veneziano e pronipote del Doge Enrico Dandolo. Per omaggiare le gesta dell’ammiraglio, venne nominato Capitano del Popolo, gli vennero affidate 40 galee da parte di Arrigo VII e il Comune decise di donargli il Palazzo Lamba Doria. L’edificio visibile ancora oggi è situato in Piazza San Matteo – storica roccaforte cittadina dei Doria - fu costruito a metà del Duecento ed è un grandioso esempio dell’architettura gotica a Genova.
Facciata palazzo Lamba Doria.
Tra gli ammiragli si ricorda anche Pagano Doria, che nel 1352 batté veneziani e catalani nella Battaglia del Bosforo. La famiglia assumendo sempre più prestigioso, ottenne sempre più feudi. Essi infatti avevano possedimenti in tutta Italia: Liguria, Sardegna, Lazio, Emilia, Puglia e Campania.
Francesca Galleano