La leggenda del fantasma Branca Doria
Nobile genovese vissuto a cavallo tra il 200 e il 300, Branca Doria, fu un personaggio molto controverso, divenne governatore del giudicato di Logudoro, uno dei quattro giudicati in cui i Pisani avevano suddiviso la Sardegna dopo averla conquistata ai Saraceni, dopo aver assassinato a tradimento il suocero Michele Zanche “guadagna” anche un posto nella Divina Commedia nel XXXIII canto dell'Inferno, nella terza zona del nono cerchio, e cioè nella Tolomea, dove sono puniti i traditori degli ospiti:
"Tu 'l dei saper, se tu vien pur mo giuso:
elli è ser Branca Doria, e son più anni
poscia passati ch'el fu sì racchiuso».
«Io credo», diss' io lui, «che tu m'inganni;
ché Branca Doria non morì unquanche,
e mangia e bee e dorme e veste panni».
«Nel fosso sù», diss' el, «de' Malebranche,
là dove bolle la tenace pece,
non era ancora giunto Michel Zanche,
che questi lasciò il diavolo in sua vece
nel corpo suo, ed un suo prossimano
che 'l tradimento insieme con lui fece."
Come Alberigo dei Manfredi, il Doria, benché non ancora morto, viene collocato da Dante all'Inferno: il Sommo Poeta spiega, infatti, che l'anima di un traditore, appena commesso il delitto, viene subito sprofondata nella Tolomea, mentre nel suo corpo sulla terra prende dimora un diavolo.
Da allora voci e racconti riportano che in alcune notti si potrebbe incontrare il suo fantasma, testimoni riferiscono di aver notato la sua ombra allontanarsi furtiva tra le colonne, altri sostengono di averlo visto attraversare la piazza con le mani insanguinate prima di entrare in chiesa e scomparire, dopo aver lasciato una traccia di sangue rossastra su una colonna di marmo. Altri ancora riportano che quella traccia rossastra sul marmo di quella colonna evocherebbe il fantasma del Doria, che proprio quella colonna avrebbe eletto a suo originale domicilio.
Stiamo parlando di Piazza San Matteo dove ancora si può ammirare il suo palazzo