Khorakhané (A Forza di Essere Vento): “una libertà conquistata attraverso il disagio della solitudine”

La canzone è la seconda traccia dell’album Anime Salve (1996), il cui tema fondamentale è la solitudine. De André si schiera sempre dalla parte degli emarginati e in questo caso parla del popolo Rom dei Khorakhané, un gruppo di religione musulmana della penisola balcanica (principalmente Kosovo, Bosnia e Montenegro).

Durante il concerto al Teatro Brancaccio di Roma nel 1998 Faber afferma: “Sarebbe un popolo da insignire con il Nobel per la pace per il solo fatto di girare per il mondo senza armi da oltre 2000 anni”.

De André parla delle vicende di un popolo che non è identificato da uno stato ed è quindi libero: “per la stessa ragione del viaggio viaggiare”. Ma si tratta sicuramente anche di un popolo discriminato e vittima di violenze e pregiudizi. In particolare, si ricorda la deportazione e lo sterminio dei Rom da parte della Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale. Alla stesura del testo (in particolare alla parte finale in romanì) ha collaborato un amico di De André, Giorgio Bezzecchi, che ha vissuto sulla sua pelle la tragedia. Infatti, Giorgio Bazzecchi fa parte della comunità Rom Harvati. I suoi genitori sono stati deportati nel campo di concentramento di Tossicia (Abruzzo), mentre i suoi nonni sono stati uccisi nel campo di sterminio di Auschwitz. Nel testo, infatti, si fa riferimento ai Rom sterminati senza pietà: “i figli cadevano dal calendario: Yugoslavia, Polonia, Ungheria; i soldati prendevano tutti e tutti buttavano via”. Lo sterminio della popolazione Rom viene chiamato Porajmos (“grande divoramento”) e miete più di 500 000 vittime. Si tratta di uno sterminio che spesso passa inosservato: “Accomunati agli Ebrei da uno stesso destino di morte furono almeno mezzo milione gli Zingari che persero la vita nei campi di sterminio nazisti. Ma è come se il vento ne avesse disperso la memoria. Eppure le sofferenze patite dai Rom e dai Sinti sono state terribili. Essi furono perseguitati, sterilizzati in massa, usati come cavie per esperimenti, ed infine destinati alle camere a gas ed ai crematori. Oltre ventimila vennero uccisi nel solo Zigeunerlager, il campo loro riservato ad Auschwitz-Birkenau, tra il febbraio 1943 e l’agosto 1944. Malgrado ciò nessuno zingaro venne chiamato a testimoniare nei processi ai gerarchi nazisti, neppure a Norimberga.” (Sergio Franzese)

Khorakhané è una canzone che, oltre a ricordarci una tragedia storica, pone l’accento sulla discriminazione che subisce chi viene considerato “diverso” da parte di un gruppo dominante. “Io credo che Anime Salve sia soprattutto un discorso sulla libertà. Una libertà conquistata attraverso il disagio della solitudine. La solitudine porta anche a delle forme di libertà straordinarie: è faticosa, sicuramente, soprattutto quando la si vive come emarginazione e non come scelta personale.” (Fabrizio De André)

Chiara Risso

Khorakhané (A Forza di Essere Vento): “a freedom achieved at the cost of loneliness”

This song is the second one in the album Anime Salve (1996). The theme at the hearth of the whole album is loneliness. In fact, De André always takes the side of marginalized people and, in this specific case, he talks about the Romani people, in particular the Xoraxane Romani group. They are a Muslim group from the Balkan Peninsula (mainly Kosovo, Bosnia and Montenegro). During his concert at Teatro Brancaccio in Rome (1998) Faber claims: “They should be awarded with the Nobel Peace Prize for the mere fact that they have being going around the world without weapons for over 2000 years.”

De André talks about a population which is not identified in a state; therefore they are free: “travelling for the very reason of the travel”. But it is also a group of people who are victims of discrimination, violence and prejudice. In particular, De André puts the accent on the deportation and extermination of the Romani population carried out by the Nazis during Second World War. Giorgio Bezzecchi, a friend of De André, collaborated to the drafting of the text, since he lived the tragedy on his own skin. In fact, he is part of the Harvati Romani community. His parents were deported in the concentration camp in Tossicia (Abruzzo), while his grandparents were deported in the Auschwitz extermination camp, where they were killed. In the text we find a reference to these Romani people, mercilessly killed: “the sons fell out from the calendar: Yugoslavia, Poland and Hungary; the soldiers captured everybody and threw them away”. The extermination of the Romani people is called Porajmos (“the Devouring”) and more than 500,000 people were killed. It is a killing that often goes unnoticed: “United with Jews because of their destiny of death, at least half a billion of Romani people lost their lives in the Nazi extermination camps. But it is like the wind blew this memory away. And yet, the sufferings the Romani and Sinti people had to endure were terrible. They were persecuted, they underwent forced mass sterilization, they were used like test subjects for experiments and, in the end, they were killed in gas chambers and burnt in crematory ovens. More than 20,000 of them were killed in the Zigeunerlager, the extermination camps reserved for them in Auschwitz-Birkenau, between February 1943 and August 1944. Nevertheless, not a single Romani person was called to testify in court during the trials of the Nazi leaders, not even during the Nuremberg trial”. (Sergio Franzese)

Khorakhané is a song that remind us of a historical tragedy, but also puts the accent on the discrimination endured by those who are considered “different” form a dominant group. “I believe that Anime Salve is most importantly a conversation about freedom. A freedom achieved at the cost of loneliness. Loneliness also leads to extraordinary forms of freedom: it is undoubtedly a difficult situation, especially if it is the result of marginalization and not a personal choice”. (Fabrizio De André)

Chiara Risso

 

TESTO

Il cuore rallenta la testa cammina

in quel pozzo di piscio e cemento

a quel campo strappato dal vento

a forza di essere vento

 

Porto il nome di tutti i battesimi

ogni nome il sigillo di un lasciapassare

per un guado una terra una nuvola un canto

un diamante nascosto nel pane

per un solo dolcissimo umore del sangue

per la stessa ragione del viaggio viaggiare

 

Il cuore rallenta e la testa cammina

in un buio di giostre in disuso

qualche rom si è fermato italiano

come un rame a imbrunire su un muro

saper leggere il libro del mondo

con parole cangianti e nessuna scrittura

nei sentieri costretti in un palmo di mano

segreti che fanno paura

finché un uomo ti incontra e non si riconosce

e ogni terra si accende e si arrende la pace

 

i figli cadevano dal calendario

Yugoslavia, Polonia, Ungheria

i soldati prendevano tutti

e tutti buttavano via

 

E poi Mirka a San Giorgio di maggio

tra le fiamme dei fiori a ridere a bere

e un sollievo di lacrime a invadere gli occhi

e dagli occhi cadere

 

Ora alzatevi spose bambine

che è venuto il tempo di andare

con le vene celesti dei polsi

anche oggi si va a caritare

e se questo vuol dire rubare

questo filo di pane tra miseria e sfortuna

allo specchio di questa kampina

ai miei occhi limpidi come un addio

lo può dire soltanto chi sa di raccogliere in bocca

il punto di vista di Dio

 

Čvava sero po tute

i kerava

jek sano ot mori

i taha jek jak kon kašta

vašu ti baro nebo

avi ker.

 

kon ovla so mutavla

kon ovla

ovla kon aščovi

me ğava palan ladi

me ğava

palan bura ot croiuti.

 

TRADUZIONE DELLA PARTE IN ROMANÌ

Poserò la testa sulla tua spalla

e farò

un sogno di mare

e domani un fuoco di legna

 

Perché l'aria azzurra

diventi casa

chi sarà a raccontare

chi sarà

 

Sarà chi rimane

io seguirò questo migrare

seguirò

questa corrente di ali

 

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