Villa Saluzzo Bombrini

 

Villa Saluzzo Bombrini, detta il Paradiso, è un’antica dimora nobiliare situata nel quartiere di Albaro, in via Francesco Pozzo.

È l’edificio più elevato tra le altre abitazioni del quartiere, circondata da un bosco di pini marittimi, la cui posizione dominante apre verso la vallata del Bisagno, sulla collina di Albaro.

La struttura si discosta dallo stile architettonico tradizionale (all’epoca a Genova era in voga lo stile alessiano), presentando un’influenza tardo – manierista. Tratto distintivo è la loggia a Ponente che si apre per tutta la profondità della struttura, permettendo una vista a tutto tondo del panorama. Il corpo dell’edificio, invece, è rettangolare, sviluppato più in lunghezza che in altezza, con la doppia loggia angolare che si apre sul panorama circostante.

La facciata di Villa Saluzzo - Bombrini

 L’edificio venne realizzato dall’architetto Andrea Ceresola detto il Vannone – che aveva curato anche la ristrutturazione di Palazzo Ducale - per i marchesi Saluzzo nell’ultimo decennio dell’XVI secolo. Nelle vicinanze si trovano altre due ville di proprietà della famiglia Saluzzo.

L’edificio vanta un ospite illustre, essendo stata dimora del grande poeta George Byron tra il 1822 e il 1823 e fu quasi residenza del violinista Paganini che nel 1837 tentò di acquistarla ma gli venne preferito il marchese Henri de Podenas. Nel 1886 fu venduta agli eredi della famiglia francese Bombrini. Nel passato più recente fu dimora anche del cantautore Fabrizio De André che alloggiò in un appartamento annesso all’edificio insieme alla famiglia. Oggi invece la residenza è adibita ad abitazioni private e uffici.

Gli interni sono sviluppati su un piano terra, un piano nobile e un mezzanino, decorati nell’atrio dagli affreschi di Ansaldo, nel salone centrale da Tavarone. Fra questi possiamo citare l’opera “Genovesi alla presa d’Anversa” del 1622.

Come era tradizione per qualsiasi residenza nobiliare era immancabile il maestoso giardino “all’italiana”. Ampio e curato, e visibile ancora oggi, una parte adibita a orto e l’altra a vero e proprio parco, con vista sul mare, con fontane e rane in bronzo. Per la bellezza del giardino, la posizione strategica e di spicco, la Villa venne soprannominata Paradiso o Belvedere.

L’aspetto originario del giardino venne riprodotto in un dipinto di Alessandro Magnasco “Trattenimento in un giardino di Albaro” del 1735, un’opera che oggi è conservata all’interno della galleria di Palazzo Bianco e che permette di osservare come si sia cercato di mantenere inalterato l’aspetto del cortile attuale rispetto quello originario.

Francesca Galleano

 

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