Andrea Doria tra prestigio e congiure
Quando si parla dei Doria, l’immaginario comune si collega subito alla figura dell’ammiraglio - il più noto forse tra tutti gli esponenti della famiglia - il celebre Andrea Doria.
Nato 15 anni dopo Cristoforo Colombo, il giovane Andrea Doria mostrò da subito un forte temperamento: nobile ma orfano a soli 17 anni, intraprese la carriera militare, diventando soldato di ventura. Passò tutta la sua vita, o comunque larghissima parte di essa, a solcare i mari più insidiosi e a dominare il Mediterraneo. Prestò servizio a re e imperatori per cinquant’anni ma, paradossalmente, la sua ascesa nella carriera marittima cominciò piuttosto tardi.
Aveva già 40 anni quando venne nominato capitano della flotta genovese e nel 1513 acquistò due galee con l’intento di proteggere a tutti i costi il Mar Ligure, allora sotto la minaccia dei corsari barbareschi. Fu un protagonista di primo piano dell’età conosciuta come “Secolo dei Genovesi”, periodo di floridezza e prestigio per i liguri, durante il quale le famiglie genovesi si dedicarono principalmente alla finanza e agli investimenti, attività che permise di accumulare grandi tesori e ricchezze.
In ambito marittimo Doria sfoggiò tutta la sua personalità carismatica e manageriale; è molto abile a governare e organizzare le ciurme, a mantenere il controllo e impartire i giusti ordini. Utilizzò come rematori anche schiavi e prigionieri musulmani, catturati durante le sue scorrerie nel Mediterraneo. Inoltre la sua fortuna ruotava tutta attorno alle sue galee, prestate alla Repubblica per compiere le sue imprese.
Dal 1528 Andrea Doria è il Capitano generale della flotta Imperiale nel Mediterraneo e nell’Adriatico. Il 1528 fu un anno significativo sia per la crescita esponenziale delle fortune genovesi, sia perché Andrea Doria costituì l’alleanza con la Spagna.
L’alleanza venne cercata con grande insistenza da Carlo V, quando il Doria era ancora legato al servizio francese di Francesco I. Nel giugno 1528 però le tensioni tra l’ammiraglio e il sovrano francese raggiunsero l’apice, le condizioni dei genovesi non venivano rispettate e sembrava a rischio la stessa indipendenza della città. Così Carlo V si fece avanti, approfittando della situazione propizia, e riuscì ad ottenere il servizio di Andrea Doria, garantendo in cambio l’assoluta indipendenza genovese. L’alleanza venne sancita tra il 9 luglio e l’11 agosto dello stesso anno, e nel frattempo le truppe del Doria sconfiggevano i francesi al Mezzogiorno, liberando la città di Napoli.
Il rapporto con la terra iberica d’altronde era qualcosa di radicato, lì si erano insediate numerose famiglie aristocratiche, discendenti da quelle genovesi. Gli Spinola (Espìnola), i Grimaldi (Grimaldo), i Giustiniani (Justiniàn), i Cattaneo (Cataneo) etc. Il sivigliano Luis de Peraza all’inizio del Cinquecento, ne descrive il modus vivendi, definendole gente “prudente” che sa come arricchirsi, che hanno organizzato bene la loro vita e che mai hanno perso coscienza delle loro radici genovesi. In questo periodo gli abitanti a Genova erano 70 mila, mentre a Siviglia vivevano circa 10 mila genovesi.
L’ammiraglio genovese sosteneva gli spagnoli nel commercio dei lingotti recuperati dalle miniere scoperte da Pizarro. Talvolta il Doria doveva anticipare fondi e denari e in questo modo rendeva il capoluogo ligure il cuore finanziario dell’impero.
Lo strapotere di Andrea Doria era ormai mal tollerato dai rivali nobili. Così nel 1547 il conte Gian Luigi Fieschi tentò di sollevare la nobiltà contro di lui organizzando una congiura, sostenuta dal re di Francia e il Duca di Piacenza Pier Luigi Farnese che fornì quattro galee pontificie al Fieschi.
Carlo V fu informato della congiura dai Gonzaga di Milano e avvertì subito il Doria che minimizzò il problema, sicuro del proprio potere. Domenica 2 gennaio 1547 gli uomini di Fieschi e i contadini di Farnese entrarono in città, mentre venivano assalite da una parte le galee di Doria e d’altra parte le porte della città. Gian Luigi Fieschi morì durante l’assalto alle navi, cadde in mare e morì affogato. Intanto Giannettino Doria, erede dell’ammiraglio, venne ucciso da Ottaviano Fieschi. Gli schiavi musulmani approfittarono della situazione, scappando e prendendo il largo a bordo di una nave del Doria e i rivoltosi rimasti senza una guida si dispersero senza controllo.
Il potere di Andrea Doria restò intatto nonostante la tentata congiura ma la sua vendetta fu crudele e spietata. Il corpo di Gian Luigi Fieschi venne recuperato dal mare, esposto in città per due mesi e poi gettato negli abissi. I membri della famiglia Fieschi vennero uccisi tutti, i loro feudi spartiti tra i Doria, la Spagna di Carlo V e il ducato di Milano, e a Genova venne vietato pronunciare il nome della famiglia.
Francesca Galleano