I Complessi religiosi della Collina di “Castello”

 

La collina di “Castello”...o colle di Sarzano…insomma, quella zona di Genova vecchia che tutti più o meno conosciamo o di cui almeno rintracciamo la localizzazione. Ma per come tutte quelle cose che “più o meno conosciamo”, la realtà dei fatti storici è sovente ben più curiosa e sfaccettata.

La collina di “Castello”, corretto toponimo della zona rialzata che da piazza Sarzano corre fino a Santa Maria in Castello passando per le antiche mura della Marina, verso mare, e San Donato, verso monte, equivale al cuore più antico del centro storico genovese. Come trattai già nell’articolo dedicato ai Sestieri, la collina si affacciava sul seno naturale del porto preromano (il Seno di Giano) e proprio qui si andò a formare, a difesa dell’approdo di “Ianua”, il primo "Oppidum Genuate” o “fortezza genovese” nel V secolo a.c. La fortezza divenne poi cittadella murata e sede della “Compagna Communis” nel 1099, quando la grande consorteria della famiglia Embriaci fece dono di alcuni suoi feudi all’amministrazione della città. Divenne poi sede del potere religioso e quindi del primitivo palazzo vescovile per poi concludere la sua trasformazione storica diventando area popolata da vasti complessi conventuali, monastici e religiosi. Di questi tratteremo, ad eccezione della Chiesa di Santa Maria in Castello, unico edificio religioso che ancora conserva la sua primitiva funzione. 

 Sopra, la targa al civico 37 di via Santa Maria in Castello recante l'iscrizione "Arciconfraternita di S.Maria, S.Bernardo, S.S.Re Magi - 1309".

Molti rimangono sbigottiti quando indico questa parte di Genova come la più antica per la vastissima quantità di edifici relativamente moderni. Ebbene, come forse alcuni sanno questa zona ha subito ingentissimi danni durante la seconda guerra mondiale, danni che comportarono il danneggiamento di una larghissima porzione degli edifici storici qui presenti. Una zona che sino gli anni ‘70 era costellata di rovine, macerie e campi profughi e che, solo a partire dagli anni ’80 ha visto il recupero, parziale, di ciò che poteva essere ancora recuperato. 

 

Arrivati in piazza di Santa Maria in Passione la visuale si apre sulla ormai ricostruita facciata della ex-chiesa e, a sinistra sulla altrettanto ex-chiesa di N.Signora delle Grazie “la Nuova”, costruita nel 1600 e dove erano le monache Lateranensi congedate nel 1798. Convento assurto a celebrità grazie alla presenza di Battistina Vernazza, figlia di Ettore, colui che fondò l’Ospedale di Pammatone, e grazie anche alla costruzione di un Educandato per le figlie dell’aristocrazia su via Mascherona: edificio ancora oggi presente. Contenente affreschi di Bernardo Castello e tele del Paggi, la chiesa fu ancora servita fino all’anno 1811, quando fu ridotta a magazzino per poi divenire, dal 1830, sede di una scuola di musica. 

La facciata in "trompe l'oeil" della Chiesa e ex-convento di Santa Maria delle Grazie "La nuova". Il nome deriva dalla necessità di differenziare questa chiesa dalla non distante Santa Maria delle Grazie "al Molo".

L'ingresso della chiesa corrisponde al portale sulla destra.

 

Nello stesso luogo, la chiesa di S.Maria in Passione era colei che dava il nome a questa, forse un tempo, tipica piazzetta. Costruita nel 1553 e officiata dalle monache Agostiniane le quali furono anch’esse, nel 1798, congedate. La chiesa era ornata da dipinti di Valerio Castello e Domenico Piola, recanti storie della Passione di Cristo e datati al 1650; oltreché opere scultoree e lignee trasferite, insieme alle monache congedate di altri ex-monasteri come Sant’Andrea e San Bartolomeo dell’Olivella, presso l’ultima struttura rimanente: l’attiguo complesso di San Silvestro. La chiesa ed il monastero furono pesantemente danneggiati dai bombardamenti del 1942, lasciando come unica struttura superstite il campanile e pochi affreschi e stucchi che si disfecero sotto gli occhi dei genovesi a causa dall’incuria. 

 

Sopra gli ingentissimi danni alla chiesa di Santa Maria in Passione con lo sventramento della volta e, sotto, una ricostruzione ipotetica dell'area del presbiterio con l'associazione di alcune

opere murarie e stucchi ancora presenti tra i ruderi. 

 

 

 

A lato di Santa Maria in Passione, alla destra della Via di Santa Maria in Castello, andando verso piazza Sarzano, era un altro antichissimo edificio religioso: l’Oratorio di S.Maria e S.Bernardo e, poi, dei “Tre Re Magi”. Della sua esistenza rimane unica testimone l’area libera sul lato a valle della collina oggi riempita da un giardino pubblico, assieme ad una targa marmorea recante alcune iscrizioni sul portone dell’edificio attiguo. A tre altari, la sua esistenza è attestata dal 1309, con notizie di affreschi e stucchi eseguiti da Lazzaro Tavarone nel 1611. L’edificio fu completamente sventrato dai bombardamenti del 1942 e mai più ricostruito. 

 

Sotto l'area del convento di Santa Maria in Passione nel dopoguerra. Si nota la struttura portante del presbiterio all'immediata sinistra del campanile e, a sinistra del campanile di Santa Maria di Castello, in basso, la struttura rimanente del distrutto Oratorio dei Re Magi.  A destra del campanile di Santa Maria in Passione si nota la struttura del complesso di Santa Maria delle Grazie "la nuova" con le opere murarie restanti dell'ormai distrutto convento di Santa Maria in Passione; ora ingombre dei senzatetto e delle loro baracche. 

 

 

L’ultimo e più grande complesso della collina era quello di S.Silvestro; complesso da cui si accedeva per una “via di S.Silvestro” che partiva dalla sinistra della chiesa di S.Maria in Passione, passando tra il convento e la chiesa stessa ed arrivando, infine, alla “piazza di S.Silvestro”; la zona più elevata dell’intera collina di Castello. Il monastero apparteneva alle monache Domenicane di Pisa, con l’imponente fabbrica dirimpetto al mare e la città e i giardini a terrazzo arroccati sui terrapieni dei muraglioni delle antiche mura dell'"Oppidum". A dispetto delle dimensioni del complesso monastico la chiesa era molto piccola;  a tre altari di marmo con “colonne di colore rosso”. Essa è del secolo XVII, pare persino costruita su un'antichissima cappella fondata da Liutprando nel 725 d.c, ed affrescata dal Paggi e dal Cambiaso. Il complesso conventuale rimase l’unico in attività sino alla metà del 1800 per essere poi passato alle Francescane ed infine venduto, nel 1860, al Comune per diventare sede del R.Liceo Andrea D’oria oltreché sede di abitazioni popolari. Il bellissimo portale esterno del monastero di S.Silvestro, che dava sulla ormai scomparsa Piazza, è oggi esposto nel cortile di Palazzo Rosso

 

 

Nell'illustrazione sopra, il rettangolo rosso corrisponde alla zona dell'ex Oratorio dei Re Magi, oggi giardino pubblico  e riportato in basso a destra nella carta qui sotto come "Oratorio di S.Maria e S.Bernardo". La freccia ed il rettangolo giallo, alla sinistra e dietro alla zona di Santa Marian in Passione corrispondono alle ex "via di S.Silvestro" e "piazza di S.Silvestro", anch'esse riportate nella carta qua sotto. Il rettangolo nero equivale alla zona dell'ex convento di Santa Maria in Passione, separato dall'omonima chiesa dalla sopracitata via di S.Silvestro. Per ultimo, il rettangolo blu equivale al complesso di Santa Maria delle Grazie "la nuova"; unico edificio integro seppur destinato oramai ad altri usi. 

 

 

 

L’area del monastero di S.Silvestro insisteva, ed insiste tutt’oggi, sulla zona dell’originale Oppidum o “Castrum” della Genova preromana. Scavi e studi archeologici hanno anche confermato la localizzazione in quest’area del già citato primitivo palazzo vescovile, eretto dopo il secolo IX, ricostruito nel 1403 ed infine venduto alle Domenicane “di San Silvestro” che vi rimasero sino alla fine. Anche di questa chiesa, assieme al suo complesso, rimase ben poco a seguito dei bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale; finendo per essere la zona occupata dai senza tetto e lasciando ciò che poteva essere recuperato ad un inesorabile deterioramento che, solo a partire dagli anni ‘80, coincise con la oramai necessaria ed improrogabile riqualificazione della zona. 

 

Sopra, l'intera zona di Castello con i complessi di Santa Maria di Castello, in Passione, San Silvestro, la scomparsa omonima piazza al centro, il complesso di Santa Croce e l'Oratorio dei Re Magi assieme a quello di San Giacomo della Marina in fondo a sinistra. Sotto, il centro della collina di Castello oggi a seguito degli interventi di riqualificazione. La zona A è l'ex complesso di San Silvestro, di cui si notano ancora parti dell'originario convento e dei giardini addossati ad antichissimi tratti di mura e muraglioni. La zona B equivale alla chiesa ed ex convento di Santa Maria in Passione con, a fianco, nella zona C l'area dell'ex Oratorio dei Re Magi. Infine la zona D, con il retro della chiesa di Santa Maria delle Grazie "la nuova" e, nell'angolo di destra al fondo, l'edificio dell'ex "Educandato" su via Mascherona. 

 

Qui sotto, i ruderi del complesso di San Silvestro a seguito dei bombardamenti nella zona corrispondente all'ex Piazza di San Silvestro, qui sotto le macerie. 

 

 

Come per molte, se non la grande maggioranza, delle zone della Genova propriamente detta “antica”, anche questa è giunta ai nostri giorni con molte meno cose da mostrare e raccontare. La curiosa mancanza di testimonianze fotografiche dei complessi monastici e delle loro chiese rendono ancora più enigmatica la ricerca storica su questi antichissimi edifici siti in una altrettanto antichissima zona. Colei che è, nel bene o nel male, il “cuore della Superba”.



Riccardo Tadei

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