Il Barocco genovese

Lo stile barocco si sviluppa nei primi decenni del Seicento, negli anni della controriforma cattolica, come mezzo per toccare gli animi dei credenti e ricondurli alla fede.

Le sue forme grandiose e monumentali invadono tutti gli ambiti e gli artisti perseguono la ricerca del movimento tramite i giochi di luci e ombre – ottenuti grazie all’uso del colore oro – e ad una moltitudine di sinuosi elementi decorativi.

Sgargiante e fastoso, il barocco non rimane a lungo un monopolio della Chiesa cattolica, ma diventa lo stile d’elezione di monarchie e famiglie nobili per manifestare il proprio prestigio.

Tra il Seicento e la prima metà del Settecento, questa corrente artistica ha una diffusione tale in Liguria che ancora oggi si parla di “Barocco genovese”. Per la Repubblica di Genova sono anni di benessere e prosperità, ma le ricchezze appartengono per la maggior parte a un ristretto numero di famiglie, tra cui ricordiamo Balbi, Brignole, Doria, Durazzo, Lercari, Lomellini, Pallavicini e Spinola. Queste famiglie competono tra loro, manifestando il proprio potere attraverso la costruzione di palazzi, ville e chiese, la commissione di opere ad artisti di fama internazionale e la creazione di vastissime collezioni d'arte.

Il Barocco conquista il palcoscenico della pittura genovese con il soggiorno nella Superba di Peter Paul Rubens tra il 1604 e il 1608, durante il quale il pittore realizza opere meravigliose, alcune delle quali sono conservate nella Galleria Nazionale della Liguria a Palazzo Spinola e nella Chiesa del Gesù. Più tardi abita per qualche anno in città anche un suo noto allievo, Antoon van Dyck, ritraendo i membri delle famiglie più importanti. Alcune opere di Van Dyck sono attualmente esposte nelle gallerie di Palazzo Bianco e di Palazzo Rosso.

Un influsso molto importante per gli artisti di questo periodo è quello di Caravaggio, maestro del chiaroscuro e massimo esponente della corrente naturalistica barocca, che nel 1605 si ferma a Genova. Risale probabilmente a questo soggiorno la realizzazione della grande opera Ecce Homo, commissionata dal Cardinale Massimo Massimi e conservata a Palazzo Bianco.

In questo ambiente così vivo e ricco di stimoli si formano e lavorano gli artisti del Barocco genovese. Tra tutti spicca Bernardo Strozzi, grande ritrattista sulla scia di Rubens e a sua volta maestro e collaboratore di Giovanni Andrea De Ferrari. De Ferrari si distingue per i soggetti biblici dei suoi quadri, alcuni dei quali sono conservati nel museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti, per l’uso magistrale delle luci e per la connotazione psicologica dei personaggi ritratti.

Le particolarità dei due pittori appena citati e lo stile caravaggesco influenzano la produzione di Luigi Miradori, detto il Genovesino, che, prima di cercare fortuna a Piacenza e a Cremona, lascia nel capoluogo ligure alcune opere dei suoi inizi. Sempre presso la bottega di De Ferrari si forma Giovanni Benedetto Castiglione, detto il Grechetto, il cui capolavoro, la Natività, è conservato nella chiesa di San Luca nel centro storico di Genova.

La seconda metà del Seicento è il periodo di massimo splendore per le decorazioni ad affresco all’interno dei palazzi nobiliari e delle chiese. Maestro in questo campo, Valerio Castello rivoluziona gli schemi della tradizione, creando figure che danno l’illusione di entrare nello spazio reale sfuggendo ai confini bidimensionali dell’opera.  Altrettanto importante è il precursore del Rococò in Italia, Gregorio De Ferrari, che decora e affresca gli interni di molte chiese genovesi. La sua collaborazione con il suocero Domenico Piola ci regala l’ornamento interno della Basilica della Santissima Annunziata del Vastato.

 

Maria Pia Demme

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