Il Crocifisso di C. Lacroix
Mentre alcuni artisti sono ricordati per la loro storia, per i loro rapporti con la società del loro tempo o per le grandi commissioni che gli sono state affidate, altri sembrano sparire nelle pieghe della storia, lasciando a noi solamente il frutto del loro lavoro.
È questo il caso di C. Lacroix, abilissimo scultore del quale, al di fuori dell’iniziale, non si conosce neppure il nome.
Il poco che si sa di lui è stato ricostruito grazie alle opere che portano la sua firma e ai rari accenni al suo lavoro rinvenuti in vecchie biografie di artisti e manuali d’arte.
Probabilmente nato a Borgogna - un'ex regione della Francia centrale oggi parte della regione Borgogna-Franca Contea - Lacroix è un esponente della scuola fiamminga e, come molti altri a lui contemporanei, viene influenzato dall’arte barocca.
Intorno alla fine del 1600 arriva a Genova, una delle città nelle quali l’artista e la sua scuola saranno maggiormente attivi.
Le sue opere più caratteristiche sono i Crocifissi, scolpiti in materiali pregiati quali l’avorio e il legno di giuggiolo. Quest’ultimo è una piccola pianta da frutto originaria dell’Asia e coltivata nei paesi mediterranei fin dai tempi della civiltà greca, il cui legno durissimo è perfetto per creare sculture ed utensili molto resistenti.
Tutte le sue opere sono eseguite con una precisione che ricerca la perfezione assoluta, nonostante non superino di solito i 40 cm di grandezza.
Una delle poche eccezioni ad avere dimensioni maggiori è il Crocifisso, conservato nella Basilica della Santissima Annunziata del Vastato ed esposto nella Cappella di nostra Signora della Mercede (la terza della navata sinistra).
L’opera, realizzata in legno dipinto, è di una bellezza commovente.
Attualmente alla scultura del Cristo crocifisso manca la mano destra, ma questo non ne diminuisce il valore.
L’abbondanza di particolari e la maestria con cui vengono definiti i dettagli rendono quest’opera un vero capolavoro.
Maria Pia Demme