I palazzi di piazza San Matteo raccontano la famiglia Doria

All’angolo tra via Tommaso Reggio e Salita dell’Arcivescovado c’è la Loggia degli Abati, presentata con alternanza di pietre bianche e nere e distribuita con tre archi e due ordini di quadrifore.

Donata dal nobile Guglielmo Doria perché potesse diventare sede del Comune e qui infatti vennero eletti e deposti i dogi. Addirittura nel 1333 divenne sede dell’Abate del Popolo. Da qui si percorre la salita dell’Arcivescovado, e ci si addentra presso la roccaforte dei Doria: piazza San Matteo. La piazza - situata in una posizione strategica vicino alla centrale piazza De Ferrari collegata dalla salita San Matteo – è stata cuore della consorteria della nobile famiglia. Oggi si presenta come un prezioso angolo cittadino in cui Rinascimento e Medioevo sembrano poter coesistere.

Nella foto (Flavio Addis) : Piazza San Matteo.

Al centro della scena vi è la Chiesa di San Matteo, iniziata nel 1125 dal monaco Martino Doria che optò per lo stile romanico.  Dopo poco la costruzione dell’edificio venne interrotta e riprese nel 1140 finché, nel 1278, non venne demolita e ricostruita con tre navate gotiche. La chiesa nei secoli sarà continuo oggetto di modifiche, come l’aggiunta del chiostro nel 1308 e le trasformazioni volute da Andrea Doria nel ‘500.  A partire dal 1540 venne chiamato il fiorentino Montorsoli che ebbe l’incarico di realizzare una cripta al suo interno, destinata ad ospitare le spoglie dei membri della famiglia. Di questa ristrutturazione gotica oggi si ammirano la facciata e la cappella del coro, con un mosaico sulla lunetta del portale raffigurante San Matteo, unica testimonianza di arte musiva veneziana del periodo. Nell’area interna destinata al sepolcro monumentale sono invece raffigurate le imprese militari e politiche di Andrea Doria. Personaggio di spicco della storia genovese cui venne attribuito il nominativo di “Padre liberatore della Patria”. Il chiostro invece, che fu realizzato da un prigioniero dei Doria, Marco Veneto, rappresenta un prezioso gioiello architettonico, a forma quadrangolare delimitato da archi a sesto acuto e colonne binate.

Restando all’interno di piazza San Matteo si scorgono le antiche residenze della famiglia, a partire, in ordine cronologico, da palazzo Branca Doria, il più antico. L’edificio presenta un portico in stile romanico con un cortile che invece si rifà al primo rinascimento genovese. Branca Doria divenne celebre per esser stato inserito nell’Inferno dantesco quando era ancora in vita. Colpevole di aver ucciso il suocero Zanché per non avergli concesso la dote della figlia. Da qui nacque il verso del poeta fiorentino

“Ahi Genovesi, uomini diversi

d’ogni costume e pien d’ogni magagna,

perché non siete voi del mondo spersi?

Proseguendo c’è palazzo Lamba Doria – l’unico con porticato aperto sulla piazza - donato proprio al nobile Lamba Doria, come riconoscimento per la vittoria sulla battaglia di Curzola contro Venezia, del 1298.

All’angolo fra la piazza e via David Chiossone troviamo palazzo Domenicaccio Doria, destinato al Capitano del Popolo, caratteristico per la sua decorazione bicroma risalente al XIV. Sempre nella stessa via c’è uno dei portali più importanti del Rinascimento genovese, sia per la qualità dei rilievi sia per lo stato di conservazione. Intitolato “Il trionfo dei Doria”, reca al centro lo stemma nobiliare della famiglia caricato su un carro allegorico in trionfo, trainato da una schiera di centauri.

 

Portale “Trionfo dei Doria”.

Infine sorge il palazzo Andrea Doria, il più recente poiché del 1528 fu a questi donato dal Senato della Repubblica per aver liberato la città dalla “dedizione” francese. Caratteristico per il portale scolpito finemente e per le ricche decorazioni che abbondano di raffigurazioni esotiche tra cui: teste di leone, sirene, pesci mostruosi, pavoni e grifoni. Inoltre sopra il portale è raffigurata l’epigrafe che testimonia la donazione all’ammiraglio. ““senat. Cons Andreae De Oria patriae liberatori munus publicum”. Nonostante ciò Andrea Doria non andò mai a risiedere lì, preferendo invece la più strategica villa che si fece costruire fuori le mura a Fassolo.

 

 

Francesca Galleano

 

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