I possedimenti dei Doria: da Torriglia a San Fruttuoso
La famiglia Doria riuscì ad esercitare una grande influenza non solo su Genova ma su buona parte della regione, ottenendo nel corso degli anni una serie di feudi imperiali liguri,
tra cui si ricordano i principali: Torriglia, Sanremo, Loano, Dolceacqua, Sassello, Oneglia e Santo Stefano d’Aveto. Escludendo le varie influenze esercitate nel resto d’Italia, tra cui: Lazio, Sardegna (nella zona della rinomata Valledoria), Basilicata e Campania.
Il Marchesato di Torriglia divenne feudo imperiale per i Doria del ramo Oneglia, e si trovava tra le valli Scrivia e Trebbia, nell’attuale provincia di Genova. In quest’area, sopra Torriglia, sorge l’omonimo castello. Risalente al 1180 e antica dimora familiare dei Malaspina, passerà ai Fieschi nel 1250 fino al 1547, anno della loro congiura. Da lì in poi sarà di proprietà dei Doria che diedero inizio al loro marchesato. I primi residenti del castello, la famiglia Fieschi, non si stabilirono mai in modo fisso a Torriglia; il castello veniva utilizzato per una funzione di “base”, di rifugio strategico in caso di lotte cittadine. Per questo motivo venne più volte restaurato e fortificato. Nel 1547 Andrea Doria riuscì ad ottenere, in virtù del proprio potere personale, Torriglia, Garbagna, Santo Stefano, Grondona e altri interessanti castelli. Sotto i Doria il castello di Torriglia subisce qualche modifica con i necessari adattamenti, indispensabili a causa dell’evoluzione delle armi da fuoco. Dopodiché fu praticamente dimenticato, senza ricevere più il minimo intervento.
Il castello di Torriglia.
Il castello rimane sotto la gestione dei Doria fino alla fine della loro signoria, nel 1799. Questo castello nel corso della storia non fu mai teatro di grandi scontri ma piuttosto di lotte e piccole battaglie feudali. Ha svolto la funzione di residenza temporanea dei signori e mai fissa, sede di governo, di manifestazione d’autorità, feudale o di forza. Il castello su pianta quadrata fu costruito con grosse pietre squadrate e regolari, affiancato da una torre robusta che termina con una merlatura un po' grossolana.
Altro possedimento dei Doria era il castello di Santo Stefano d’Aveto. Probabilmente la struttura risale al 1160, dato che venne citato in un documento storico di Federico Barbarossa nel 1164. Proprio Barbarossa concesse alla famiglia Malaspina il feudo di Santo Stefano con il relativo castello. Anche quest’area passò sotto influenza dei Doria solo nel 1547 e resterà sotto il dominio della famiglia fino al 1797, quando Napoleone impose la soppressione dei feudi imperiali.
Il castello sorge su una pianta a pentagono stretta tra quattro dei cinque vertici rimasti e bastioni rientranti a forma di cuneo. Al centro c’è una piccola piazza d’armi che connetteva fra loro le diverse aree dell’edificio.
Spostandoci verso il mare si raggiunge un’insenatura tra i monti che affaccia su un’acqua cristallina: San Fruttuoso di Camogli. Distinguibile dal mare grazie all’abbazia e la torre che spiccano tra la natura che avvolge la gola. Presso l’abbazia – che risale a prima del 1000 - vennero sepolte le spoglie di Jacopo Doria nel 1275, dando inizio ad una tradizione di famiglia.
Nel 1550 intanto decade l’ordine benedettino e l’abbazia sembra destinata all’abbandono. Così intervenne Andrea Doria che apportò pesanti modifiche, assicurando però il monumento alla storia. Il Papa Giulio II concesse al nobile genovese il giuspatronato su San Fruttuoso, imponendo però la costruzione del torrione di levante, che infatti risale proprio a questo periodo. La torre venne così costruita su tre piani, dalla forma un po' tozza e un “camminamento” non molto sporgente, ricorda le torri delle ville urbane e suburbane. Sul lato di ponente sorse poco tempo dopo una seconda torretta. Scopo principale era difendere e proteggere l’abbazia e avvistare per tempo eventuali pericoli provenienti dal mare.
Francesca Galleano